giovedì, ottobre 26, 2006

Bestemmie /2

"Ma noooooo, Diooo cantanteeeeeee!!!".
E'una bestemmia? Beh... non è forte, non è particolarmente blasfema, ma per me è una bestemmia. Chi l'ha detta? Tal Linda Santaguida, concorrente da poco entrata all'"Isola dei famosi - Honduras", a sostituire il lacrimoso Den Harrow.
Ma come? Appena terminato in studio un discorso lungo un chilometro contro le bestemmie, a seguito del caso Ceccherini, ecco che accade di nuovo, in diretta. E tutti a far finta che non sia successo nulla, compreso don Mazzi.
Linda Santaguida ha bestemmiato durante un gioco a quiz per i concorrenti, che è stato piacevolmente guidato dall'ospite d'onore della puntata, il maestro Mike Bongiorno.
E Linda Santaguida è ancora lì. Ribadisco che non comprendo appieno tanto falso moralismo ma , nel contempo, trovo disgustoso che si bestemmi in televisione. E lo dico da non credente.
Se vale la regola Baffo-Guido-Baccini-Ceccherini, la Santaguida va sbattuta fuori. Punto.

mercoledì, ottobre 25, 2006

Ciao, Signor Lauzi


Quel signore, quel garbato ed ironico signore che ci ha sempre raccontato un modo diverso di vedere la vita, ci ha salutati.
Bruno Lauzi è morto.
Il combattente, quello che ha guardato in faccia Mr. Parkinson, alla fine ha deposto le armi.
Ci mancherà, quel piccolo uomo.
Ciao, Signor Lauzi.

venerdì, ottobre 20, 2006

Cos'è successo a questo governo?

Vorrei capire, prima o poi, che diavolo è successo a questo governo. E' di pochi giorni fa la notizia che il consenso nei confronti dell'esecutivo guidato da Romano Prodi è crollato in maniera vertiginosa.Ieri, due prestigiose agenzie di rating, Fitch e Standard&Poor hanno declassato l'Italia. Sempre ieri, il premier è stato fischiato a Verona, mentre l'ex-premier ha ricevuto degli applausi.
Da settimane, lo sport preferito è impallinare la Finanziaria. Da settimane, si afferma che ormai il Professore è cotto e presto dovrà andarsene.Vorrei capire come accidenti è possibile che, in pochissimi mesi, il centrosinistra si sia sputtanato in questo modo. Oltretutto, senza atti dirompenti. Senza una Genova lorda di sangue sulla coscienza. Senza un 11 Settembre. Senza condoni. Facendo invece scendere in piazza i notai (i notai!), che considero uno dei massimi successi a favore dei poveri cristi.
Non capisco, ma voglio capire. Cos'è successo, Professore? Cosa diavolo si è rotto da subito?
Voglio scrivere ancora di questa cosa. Devo prima organizzarmi mentalmente. Ho il sentore che Prodi si sia seduto al tavolo solo per pagare il conto lasciato da Berlusconi. Non solo economico, ma morale.
Gli italiani si sono rotti le scatole ed ora sbraitano, anche se lo fanno un po' tardi e con la persona (credo) sbagliata.Quello che non capisco è perchè applaudano quell'altro. Quello dei condoni, quello che i notai non li avrebbe mai mandati in piazza.
In che razza di Paese viviamo?

giovedì, ottobre 19, 2006

38

Oggi è il mio compleanno. Non mi sento certo di ottimo umore, ma vorrei che questa ricorrenza (che, ormai, mi pesa sempre un po' di più) fosse una sorta di ripartenza. Per dove non so, ma di certo lontano da qui.
Concludendo, mi devo smentire: avevo deciso di non dare nessuna indicazione particolare su me stesso (non perchè mi creda chissà chi, piuttosto per pudore) ma, galvanizzato dalle buone intenzioni, dico che di anni ne compio 38. Quell'età in cui sei troppo vecchio per sentirti giovane e troppo giovane per sentirti un saggio.

P.S. - Strano. E' il mio 38mo post.

Bestemmie


Il Ceccherini bestemmiò e fu cacciato.
A dir la verità, io non l'ho proprio sentita la bestemmia, ma sicuramente c'è stata.E'la quarta volta che succede, nei reality italiani.
Il prototipo fu il "Baffo", ossia Roberto Da Crema che, nel 2004, ne tirò una potente durante una diretta della prima edizione de "La fattoria". Daria Bignardi inorridì e, dopo un consulto con la produzione, ne decretò l'espulsione.
Quella scelta fece scuola. Da allora vige la regola che la blasfemia manifesta equivale all'espulsione. Sempre nel 2004, durante l'orrenda quinta edizione del Grande Fratello, il concorrente toscano Guido Genovesi, furibondo per essere stato mandato nel tugurio, tuonò un bestemmione da paura. Fuori subito, con la benedizione di Barbara D'Urso.
Nel 2005, l'ultimo episodio (fino a ieri). E' la seconda edizione di Music Farm: l'ira di Francesco Baccini, respinto da Dolcenera, raggiunge l'apice in una imprecazione blasfema. La Ventura lo sbatte fuori, portandolo poi alle lacrime e al pubblico pentimento.
Quindi, nulla di nuovo. Ceccherini è solo il quarto caso, anche se sicuramente il più difficile da gestire. Infatti, il comico toscano è stato - fino a ieri - la sola ragione di vita di questa quarta edizione dell'Isola dei Famosi. Era lui a dettare i tempi del programma e la Ventura si è sempre appigliata alla sua (grossolana) verve comica per andare avanti. Lo ha sempre difeso, anche quando era indifendibile, tipo nei confronti di Domiziana Giordano. Ma ieri ha dovuto arrendersi. Era impossibile tenerlo dentro il gioco. E, ora, sarà anche difficile che questo reality non precipiti nella noia totale, a meno di qualche trovata geniale che potrebbe concretizzarsi nei tre nuovi ingressi: Linda Santaguida, Sergio Vastano e Leone di Lernia.
Di Ceccherini verrà detto tutto il possibile e, sicuramente, la prossima puntata giocherà solo su questo fattaccio per tener alti gli ascolti.
Tagliente la Lessa: ha sottolineato il fatto che Ceccherini ha sempre bestemmiato, solo che stavolta gli è andata male, visto che è andato in onda.
Si potrebbe discutere su questa morale ipocrita: pur condannando la bestemmia, quanti doppi sensi e parolacce abbiamo sentito in queste settimane? Queste passano inosservate, quasi fossero parte dello show. Poi, quando tocchi la religione, ecco che tutto il bigottismo italiano esplode, come se nessuno bestemmiasse per un nonnulla tutti i giorni. Si condanni, giustamente, Ceccherini Massimo. Ma dovremmo ammettere che, se di reality si tratta, più realtà della bestemmia, in Italia, non c'è.

P.S. - Da questo post inizio a usare il grassetto. Che mi indicizzino meglio?

mercoledì, ottobre 18, 2006

Triste, non malato

Vorrei fare una riflessione che, con molta probabilità, sarà di una banalità sconcertante.Mi sono interrogato, in queste ultime ore, sulla depressione, ossia quel cosidetto male oscuro che si è infiltrato nella nostra vita. Dal momento che, in questi giorni, mi sento triste all'inverosimile, ho avuto per un attimo la paura di essermi preso questa cosa.Poi ho cercato di razionalizzare. Cos'è la depressione?Cercando in rete delle illuminazioni, ho trovato questa:

Col termine "depressione" si indica un particolare stato d'animo, caratterizzato da tristezza e abbattimento, prostrazione fisica e psichica, o un vero e proprio disturbo psichiatrico. Ogni individuo può sentirsi talvolta un po' giù, specialmente se gli è capitato qualcosa di spiacevole ma questa è una reazione fisiologica e il suo umore di solito ritorna normale in poco tempo. Quando invece questo stato persiste (ad esempio per più di una settimana) ed emergono problemi nell'affrontare la vita e le attività di ogni giorno, probabilmente si viene ad instaurare un vero e proprio disturbo depressivo. I disturbi depressivi sono oggi i più diffusi tra i disturbi psichiatrici, possono assumere vari aspetti e differenti livelli di gravità, possono presentarsi in tutte le fasce di età della vita e possono colpire ogni individuo spesso senza cause apparenti. In ogni caso sono fonte di disagio e di sofferenza profonda sia per i malati che per i loro familiari. Questa sofferenza ha un carattere molto particolare rispetto a quella generata dai disturbi e dalle malattie di carattere fisico di cui si occupa abitualmente la medicina. Il depresso, infatti, cambia la sua visione del mondo, perde le sue capacità di combattere e di reagire, gli interessi e i piaceri della vita, si distacca dal mondo degli affetti, spesso abbandona ogni fiducia ed ogni speranza, talvolta arriva a desiderare la morte.
(fonte: http://www.saluteeuropa.it/focus/depressione2.htm)

In altre parole: tristezza profonda e prolungata. Tristezza profonda e prolungata? E allora?
E' vietato essere tristi, anche per mesi? E' una malattia? O, forse, solo una conseguenza? Conseguenza di qualcosa che non va? Ipotizzo e basta, naturalmente. Sicuramente qualche malato mi sbranerebbe. Però io credo che, se si sta male, c'è una causa esterna. Qualcosa che ci rende infelici a tal punto da portarci a questo stato di prostrazione.
Quindi? Vanno curati i sintomi con farmaci e sedute psichiatriche o, piuttosto, vanno eliminati alla radice i motivi di tale dolore? Io sospetto (sottolineo sospetto) che su questa depressione migliaia di persone ci campino. E che, forse, definendola solo tristezza, malinconia o amarezza, la si smitizzerebbe. Non esisterebbe più come patologia, ma solo come aspetto dell'animo umano. Che può risollevarsi, trovando ed eliminando le cause della sofferenza. Senza sentirsi malato. Senza sentirsi soffocare.
Sono profondamente triste. Terribilmente amareggiato. Ma non sono malato. Sono sano come un pesce. Mi serve solo un calcio nel didietro per cambiar vita.

Morto Andrea Parodi


Ci ha lasciato Andrea Parodi, ex-voce dei Tazenda e successivamente, interprete solista.
Durante il mio ultimo viaggio in Sardegna, avevo saputo che era gravemente malato di cancro e che, ormai, aveva i giorni contati. Ora, l'epilogo.
Parodi, nonostante la malattia, ha continuato a lavorare fino alla fine. Voce unica, di un'estensione magica, per anni ha cantato della sua terra, l'isola dei sardi.
L'estate scorsa ho acquistato un suo cd, "Intimi raccolti", distribuito con "L'Unione sarda", che contiene una serie di perle di rara bellezza, incluso un duetto con Noa da brividi, nella canzone "No potho reposare".
Indubbiamente noto al pubblico per la partecipazione al Sanremo 91 con Pierangelo Bertoli (anche lui partito da tempo) nella suggestiva "Spunta la luna dal monte" e al Sanremo 92 con "Pitzinnos in sa gherra", Andrea Parodi da tempo aveva lasciato i Tazenda per una sofisticata carriera solista. Di lui si ricordano anche le diverse collaborazioni con Fabrizio De Andrè.
Si è persa una grande voce e, a detta di chi l'ha conosciuto, anche un grande uomo.
Ebbi modo di incrociarlo proprio in quel suo primo Sanremo, senza riuscire a parlarci: ricordo che mi scansò uscendo da una stanza, mentre fumava una sigaretta. Ciao, Andrea.

venerdì, ottobre 13, 2006

Illusioni

Ci sono dei giorni in cui mi sento molto depresso. Ovviamente nel senso banale del termine, visto che non credo di soffrire di depressione. Sono triste, ecco.
Oggi è uno di questi. Infatti è crollata definitivamente la speranza, per me, di migliorare la vita.
Mi spiego: come ho già scritto, faccio il pendolare estremo, impiegando mediamente 4 ore al giorno di viaggio per andare e tornare dal lavoro. E' una situazione pesantissima che, spesso, mi causa delle paranoie non da poco.
Ebbene, circa sei mesi fa, l'azienda per la quale lavoro, ha lasciato trapelare la notizia che, con buone possibilità, avrebbe trasferito la sede altrove. Questo mi avrebbe avvicinato a casa di un bel po', permettendomi di ridurre la via crucis di circa il 50%. Un bel colpo. Un cambio positivo.
Per sei mesi, conferme e smentite si sono rincorse. Poi, pochi giorni fa, la smentita è stata ufficializzata. Si resta qui. Le illusioni deluse fanno un male boia.
Vedevo già risolto quello che ritengo essere il più grande (per fortuna, aggiungo) problema della mia vita. E invece ciccia. Butterò giù questo rospo, d'accordo. Ma è dura. Com'è dura rassegnarsi al fatto che, nell'ambito logistico-lavorativo, non me ne va bene una.
A volte mi chiedo se esista Dio. Perchè? Perchè, siccome non ci credo, magari invece dovrei. Boh.

venerdì, ottobre 06, 2006

Il grande bluff dell’informatica

Continuo a riportare cose che ho scritto un paio di anni fa. Ci credo e voglio condividerle con altri...

Applicare contratti e regole di oltre cent’anni fa ad un lavoro che dovrebbe essere creativo e dinamico: è questo il grande paradosso. Se poi consideriamo le migliaia di società di intermediazione che, di fatto, strozzano i professionisti dell’ICT il gioco è fatto. Alla faccia di chi diceva, nei primi anni ottanta, che occuparsi di informatica sarebbe stato un affare e che i programmatori, i guru del bit, sarebbero divenuti miliardari. Alla fine, come sempre, i soldi li fanno i furbi. Specie in Italia.
La cosa pazzesca è il grande bluff alla base di questo status quo: le imprese informatiche e il loro portfolio clienti. Tu, informatico X, vai nella prestigiosa azienda Y che non ti assume ma ti fa passare per la Manpower di turno. Questo è un fatto. Ma la domanda è: perché per lavorare devo star dentro all’azienda Y?
1) Se so montare automobili e lavoro in Fiat, cos’ha la Fiat da usare contro di me per tenermi dentro? Il mezzo di produzione, diamine! Il glorioso mezzo di produzione dell’era industriale, il macchinario con il quale l’operaio opera. Io posso anche lasciare la Fiat ma non potrò mai montare automobili in proprio perché non ho il mezzo di produzione, che costa miliardi e non potrò mai acquistare. Ergo, l’operaio dipende dal mezzo di produzione per esercitare il suo lavoro.Altro particolare: per fare 100 automobili identiche, Fiat spende – oltre all’investimento per il prototipo – 100 volte una somma più o meno fissa.
2) Se so progettare/realizzare software e lavoro nell’azienda Y, cos’ha l’azienda Y da usare contro di me per tenermi dentro? Un Pc e relativo software? Ci facciamo una risata? Il mezzo di produzione, in questo caso, costa praticamente nulla. Possiamo dire che il vero mezzo di produzione sono io. Altro particolare: per fare 100 programmi identici, Y spende per il prototipo. Le 100 copie che venderà non costano nulla. Nulla.

Ecco il grande bluff dell’informatica. Le miriadi di aziende che operano nel settore non hanno investito quasi nulla e guadagnano un sacco sulla pelle di altri, facendo poi pagare ai clienti cifre esorbitanti, comprensive dell’acquisto di hardware, etc.. Perché diavolo esistono? Ci sarà una ragione per qui, pur non essendosi indebitate fino al collo per acquistare i mezzi di produzione, continuano ad esistere. Certo: i clienti. Il maledetto portfolio clienti che permette loro di trattare con una serie di pesci grossi che mai potranno essere pescati da altri.
I clienti. Se gli informatici, per una volta, riuscissero a staccare lo sguardo dal monitor, invitare i commerciali a farsi da parte e riuscire a contattare i famigerati clienti per conto loro, il grande bluff dell’informatica sarebbe scoperto.

giovedì, ottobre 05, 2006

La Ventura sbrocca

Ieri all'"Isola dei famosi" abbiamo assistito ad una manifestazione di arroganza e superbia che ha rari precedenti. Parlo naturalmente dell'atteggiamento di Simona Ventura nei confronti di Domiziana Giordano.
Non paga di dare lezioni di vita a tutti i "naufraghi" (non ultimo Den Harrow), la Simo ha trattato come pezze da piedi la concorrente che si è ritirata e, dato che c'era, pure la madre che tentava (con ragionamento e dialettica) di difenderla.
Il tutto nasce dal ritiro della Giordano dal gioco, da lei motivato con la paura di subire violenze fisiche da parte di Massimo Ceccherini. Questo dopo un episodio, a detta della Giordano, avvenuto prima dell'inizio del reality, quando Ceccherini l'avrebbe maltrattata e minacciata. La Ventura strabuzza gli occhi e rifiuta di crederci, dando praticamente della pazza all'attrice. Poi, finalmente, altre concorrenti escluse - Fernanda Lessa e Kris&Kris - confermano il racconto di Domiziana.
Ma la Ventura non cede, minimizza e - dato che adora Ceccherini (porta ascolti) - finisce col difenderlo a spada tratta.
La cosa mi ha infastidito particolarmente: come si è permessa la Ventura di sentenziare su questo caso, senza approfondirne gli aspetti? Perchè ha difeso Ceccherini e basta, sdoganando di fatto la volgarità, il turpiloquio e la pochezza sua e di molti altri personaggi, che non fanno onore all'intelligenza?
Ora, non è che la Giordano sia un mostro di simpatia, ma credo sia una donna intelligente e colta. Vederla maltrattare così mi ha indignato.
Simona Ventura, che tanto predica e fa la maestrina, ha difeso il trash a tutti i costi: l'italietta che non legge, l'italietta che insulta e urla. L'Italia che, lei, crede sia tutta così.

ICT in Italia

Riporto una cosa che scrissi un paio d'anni fa. Questo perchè sono sempre più furioso per come vanno le cose...

La fottutissima Information & Communication Technology italiana fa schifo. Nel senso che è uno dei settori di cui tanto si parla ma dove si investe pochissimo e dove vige un sistema di padronato allucinante. A mio giudizio i grossi handicap sono:

1) Assenza di una regolamentazione: non esiste un albo dei professionisti dell’ICT al quale accedere per titoli e/o esami che possa limare la miriade di smanettoni che sono in circolazione che, spacciandosi per professionisti, invadono il campo, si fanno pagare poco e schiacciano gli stipendi verso il basso. Molti di costoro sono magari bravissimi, ma la maggior parte è gente che non ha mai studiato l’informatica e l’elettronica né a scuola né attraverso un percorso formativo diverso.
2) Scarsa professionalità: conseguenza delle giungla informatica italiana. Il software, molte volte, è scritto male e funziona peggio. E magari costa una follia. Il cliente ha diffidenza verso i prodotti informatici proprio per questo.
3) Assenza totale della figura dell’informatico in Italia: chi lavora nell’ICT non ha un proprio contratto ma rientra nei metalmeccanici, nel commercio, nelle tlc, etc. Tutto questo è assurdo per un settore che dovrebbe essere all’avanguardia e garantire quindi delle retribuzioni adeguate alle competenze richieste e all’esigenza di un continuo aggiornamento. Sentirsi i “manovali del 2000” è tristemente naturale.
4) Poca Ricerca&Sviluppo: tutti la invocano, pochi la praticano. Paghiamo il fatto che la maggior parte della gente ritiene che l’informatica sia la scienza dei gestionali e che non esistano altre applicazioni oltre le maschere anagrafiche o simili. Il fatto che in Italia si scrivano quasi soltanto gestionali è dovuto al fatto che non si fa Ricerca&Sviluppo. L’informatica non è la scienza dei gestionali. La scarsa cultura informatica che si è diffusa nel paese fa credere il contrario.
5) Programmatori sottovalutati: si ritiene il lavoro del programmatore un lavoro di poco conto, sostenibile da chiunque abbia un computer a disposizione. Non è così e i risultati desolanti lo dimostrano. Chi sostiene che il lavoro di coding sulla base di una buona analisi (ma esistono le analisi siffatte?) sia una pura traduzione in linguaggio di programmazione appartiene al nutrito gruppo di chi non ha mai programmato o si è limitato a scrivere quattro scemenze, tipicamente per i soliti maledetti gestionali. In alternativa, non capisce nulla di informatica. Il coding, innanzitutto, è un’arte. Si può scrivere del buon codice e si può scrivere del pessimo codice. Inoltre, il vero programmatore inizia a divertirsi quando i problemi sorgono e le soluzioni latitano.
6) Padronato: funziona così, specie dopo la riforma Biagi. Tu sei X che cerca lavoro. La società tipo Manpower (tanto per citarne una) ti assume a tempo determinato e ti manda dal cliente. Tu lavori, magari con poca certezza del futuro e becchi 700-900 euro al mese se va bene. Manpower chiede per te 300-400 euro al giorno. Tu lavori e magari scrivi anche del bel software, dai delle soluzioni. Manpower gira qualche carta, dispensa due sorrisi e fa la fattura. A loro quasi tutto, a rischio e fatica zero. A te le briciole. Non sarebbe meglio togliere di mezzo Manpower? Il cliente spende meno, tu guadagni di più e siamo tutti felici. Tranne i tromboni di Manpower, ma sarebbe meglio che iniziassero a lavorare.


Il problema principale è, alla luce anche dei contratti vigenti, che il mestiere dell’informatico professionista con esperienza mal si adatta ad una relazione di dipendenza ma trova invece impiego opportuno in una relazione diretta con il cliente, pertanto in un ruolo free-lance.
I motivi sono i seguenti:
1) Il mestiere del progettista/sviluppatore software è principalmente un lavoro creativo ad alto contenuto tecnologico. Come tutti i lavori creativi, la soluzione ad un problema o un’idea nuova non può essere sempre concepita in un orario di lavoro standard. Spesso certe idee arrivano la notte.
2) L’orario di lavoro standard costringe il lavoratore a star seduto davanti ad un monitor per “produrre idee” o “produrre programmi” o “produrre linee di codice” come se si trattasse di tondini. Trattasi dell’applicazione di regole da inizio ‘900 quando la società industriale chiedeva all’operaio di produrre X manufatti in Y ore.
3) L’orario di lavoro più opportuno per un informatico è l’orario libero. Nel senso che, per scrivere un particolare pezzo di codice (magari non per gestionale), potrei sentirmi ispirato alle 2 di notte. Ha pertanto senso l’orario libero, che porta ad una concezione nuova del lavoro: quello per obiettivi.Il telelavoro è il modus operandi più naturale per un informatico che si occupa di progettazione e sviluppo. Con una buona linea, con le e-mail, con i cellulari, con le web-cam e tutto il resto, che senso ha muoversi ancora fisicamente nel traffico per comunicare con i colleghi? L’ironia assoluta è che gli informatici, che di questi mezzi dovrebbero essere i paladini, non se ne servano e continuino con questo stile da mezzadro.