venerdì, novembre 25, 2011

Misure impressionanti

Nonostante il nuovo governo, un'agenzia di rating come Fitch ci considera già in recessione. Strana Italia, quella di questi giorni. Con l'uscita di scena di Berlusconi e la nascita del governo Monti, sembra che la politica si sia ammosciata. O, forse, si è normalizzata. Di certo, senza il Cavaliere, anche i talk show politici non tirano più come un tempo. Una sorta di noia pare imperare, mentre si attendono le misure del governo Monti. Quelle misure che, per ora, sono note a pochi intimi. Come la Merkel. "Misure impressionanti", ha detto, scatenando la satira. Sarebbe auspicabile che, prima o poi, queste misure le conoscessimo anche noi. Al più presto, giusto per avere il tempo di digerirle senza rovinarci il Natale.

mercoledì, novembre 16, 2011

Nuovo governo

Nel giro di pochi giorni, quindi, è cambiato tutto. La politica ha fatto due passi indietro: il primo, il più rilevante, rappresentato dall'uscita di scena di Silvio Berlusconi, che ha rassegnato le dimissioni sull'onda della tempesta finanziaria che sta ancora facendo tremare le ginocchia all'Italia. Il secondo si è verificato oggi, con il giuramento del governo di Mario Monti che, contrariamente alle ultime voci, ha nominato un esecutivo esclusivamente tecnico, con la conseguente assenza di qualsiasi personalità politica. Monti, quindi, è equidistante dai partiti, sebbene il suo governo sarà sostenuto dall'intero Parlamento, Lega esclusa. I mercati attendono la sua azione, dalla quale dipende la sorte dell'Italia e pure, in questo perverso domino finanziario, quella dell'Europa e della sua moneta unica. Insomma, siamo tutti ad attendere i passi di questo nuovo governo. I giornalisti si dilettano a fare ipotesi di ogni tipo. Ma di certa c'è solo una cosa: saranno tempi duri. Non conosciamo nulla o quasi dei piani di Monti, ma sappiamo che la nostra sopravvivenza in Europa (leggi evitare il default) sarà conseguenza di una serie di sacrifici come non se ne vedevano da anni. In altre parole, qualcuno ha svuotato la dispensa e a tutti tocca pagare il conto. C'è solo da sperare che il conto lo paghino davvero un po' tutti. Perchè se i sacrifici non saranno condivisi da tutti gli italiani, commisurandoli alle possibilità reali di ognuno, difficilmente saranno digeriti. E, altrettanto difficilmente, avranno successo. Monti tenga conto di questo e sia abbastanza tenace da non cedere ai tanti piccoli interessi corporativi. Mai come ora, l'Italia ha bisogno di provvedimenti equi e razionali.

mercoledì, novembre 02, 2011

L'esperimento Santoro

Al di là delle opinioni politiche, quello che avverrà domani sera è da considerarsi un evento da osservare con grande interesse. Per la prima volta, un programma guidato da un popolare anchor-man italiano, Michele Santoro, andrà in onda su una serie di canali del digitale terreste (per il Veneto i canali 11 e 13) in diretta concorrenza con le trasmissioni delle corazzate storiche di Rai e Mediaset. Quello che succederà segnerà un punto di svolta e, probabilmente, la prima vera prova che la moltiplicazione dei canali avvenuta con il digitale potrebbe rompere il dominio trentennale del duopolio. Se gli ascolti di "Servizio pubblico" dovessero essere consistenti, sarà il segnale che anche le piccole televisioni, una volta coordinate e coalizzate, potranno mietere successi rubando grosse fette di pubblico alle reti tradizionali. Un po' quello che accadde proprio con le reti locali unite in network, ossia l'ossatura iniziale di Canale 5, che negli anni '80 divenne il competitor della Rai. Se gli esperimenti sul web (e Santoro ne fece uno di successo con "Rai per una notte") possono ancora essere di nicchia e per un target tecnologicamente agile, la partenza di "Servizio pubblico", essendo accessibile a tutti, sarà, lo ripetiamo, la prova del fuoco per la nascita di una televisione alternativa. Un po' quello che sta già accadendo con La7. Insomma, la televisione è destinata a cambiare e gli ascolti deludenti di "Distretto di polizia 11" o del "Grande Fratello 12" sono lì a testimoniare che certi format, un tempo sicuri, oggi non funzionano più.