
Ora: sicuramente non è bello che un ministro se ne vada ed è altrettanto deprecabile che la maggior parte dei nostri politici non conosca nessuna lingua straniera. D'altro canto, però, Mastella ha battuto un colpo a favore dell'italiano e questa cosa mi è piaciuta, soprattutto perchè, conoscendo lui il francese, poteva anche rimanere al tavolo europeo.
Diciamocela tutta: abbiamo una lingua meravigliosa e ricca e non fa piacere vederla perennemente confinata al nostro territorio. Ma la cosa più grave è che l'italiano, oltre che ad essere assassinato quotidianamente da una televisione che ha perso l'uso del congiuntivo, è continuamente messo da parte per far posto all'inglese. Ecco nascere il concetto di "welfare" anzichè "stato sociale", di "serial killer" invece di "assassino seriale" o, peggio ancora, di manifestazioni quali il "Tax Day", il "Family Day" o il "V-Day".
Per questi ultimi casi, perchè non usiamo "Tasse Dì", "Famiglia Dì" e via dicendo? Sembra che i mass media (rieccoci: gli organi di informazione) facciano a gara ad introdurre nel linguaggio quotidiano parole anglosassoni. Dovremmo amare un po' di più la nostra lingua. Difenderla, come fanno i francesi con la loro. Garantirne l'integrità e la bellezza e, al massimo, mandare in pensione i dialetti, ancora troppo parlati oggigiorno, sebbene siano un patrimonio culturale.
Salviamo l'italiano. Difendiamolo in Europa ed arginiamo il colonialismo linguistico, per evitare che i nostri discendenti, un giorno, parlino con l'accento texano, come George W.Bush.
Nessun commento:
Posta un commento