Ormai non passa giorno, da quando sono state lette le motivazioni della sentenza Mills, che il nostro Grande Statista non attacchi violentemente la magistratura. Oggi, in Abruzzo:
"Quando con delle sentenze basate sul ribaltamento realtà si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi è stato eletto dal popolo per governare, questa si chiama con una parola sola: volontà eversiva e eversione".
L'altro giorno, cose simili sono state dette in Confartigianato. Insomma, continua la tiritera di lui perseguitato dai giudici cattivi e rossi che vogliono sovvertire la volontà popolare. Come se il voto graziasse, mondasse, pulisse da qualsiasi macchia. All'estero ormai sono sbalorditi da tanta sfacciattagine. Lo dice il "Financial Times", non proprio un giornale di bolscevichi. Lo dicono molte altre testate. Lo dicono miei conoscenti che vivono all'estero, quasi costretti ormai ad imitare un accento diverso da quello italiano. Francamente, a prescindere dal fatto che si chiami Silvio Berlusconi, io mi sento imbarazzato dall'avere un Presidente del Consiglio che da quindici anni si adopera per sfuggire a qualsiasi giudizio, che pilota il Parlamento sulle sue emergenze personali, che è vergognosamente difeso da un gruppo di adulatori disposti a tutto per lui. Mi sono rotto le palle di sentir discutere di lui e sempre di lui, mentre questa nazione avrebbe tanto bisogno di politiche economiche, sociali e civile serie. Mi sono rotto le palle degli annunci, delle frasi demagogiche, dello scivolare lento verso la xenofobia e l'intolleranza, dell'attenzione verso ogni paranoia clericale. Mi sono rotto le palle di sentir parlare di ronde, di nucleare, di Noemi, di sicurezza, dei rifiuti di Napoli rimossi e delle (fumose) promesse ai poveri abruzzesi. In pratica, mi sono rotto le palle di essere italiano. Ho rinunciato a lottare contro il 75% di persone che tifano per lui. Ho accettato di rimanere qui e starmene più zitto possibile. Perchè, però, devo continuare ad assistere a questa epopea? Che palle!