mercoledì, maggio 06, 2009

La Verità di papi

Basterebbe il titolo sparato da Libero qualche giorno fa per dirla lunga su quello che toccherà a Miriam Bartolini alias Veronica Lario nei prossimi mesi. Non bastavano le foto d'archivio della signora a seno nudo. Il titolo era proprio al vetriolo: "Veronica velina ingrata". Che, tradotto, significa più o meno "come osi, donna, rivendicare la tua dignità dal momento che, provenendo dallo stesso club di signorine abili a mostrare le proprie virù, hai avuto la fortuna di maritare un uomo eccezionale che ti ha resa ricchissima? Dovresti baciare i suoi piedi ogni giorno". In questo titolo si legge tutta la filosofia che regge l'impero berlusconiano: eterna lode al capo, nessun dissenso e inamovibile gratitudine da produrre. A dispetto di ogni pensiero libero e di ogni orgoglio personale. Se fuoriesci dal giro, sei passabile di ogni flagellazione.
Se fossi in rotta con mia moglie non dimenticherei che è anche madre dei miei figli e, vedendola trattata così da un giornale del quale sono editore, scaraventerei il direttore fuori dalla finestra. Il fatto che il brutale Feltri sia ancora lì è sintomo che, sotto sotto, il Grande Statista approva.
La disinformazione si sta prodigando in queste ora a sotterrare lo scandalo, facendolo passare per il solito complotto della sinistra. Come se la signora Veronica non avesse un cervello e prendesse istruzioni da "Repubblica". Come se non conoscesse a fondo l'uomo con il quale sta da quasi trent'anni.
Quando la Lario dice che "va con le minorenni" ed è un "uomo che sta male", un Paese serio si porrebbe degli interrogativi sulla salute mentale del suo leader e sulla sua moralità. Invece i Tg danno la notizia riducendola ai minimi termini e ieri sera, il gran ciambellano Bruno Vespa ha aperto tutte le sue porte al Cavaliere, lasciando che per due ore Egli dicesse tutto quello che voleva, spiegando la sua Verità e pretendendo le scuse dalla moglie.
Tutta una montatura: le ipotesi di veline in lista sono state una montatura. Non ci sono, dice. Salvo che ci sarebbero state di certo, senza il caso-Lario.
Una montatura anche la vicenda di una storia con Noemi, la neo diciottenne da lui festeggiata a Napoli. Peccato che la bimba abbia detto di aver avuto altri incontri con "papi". E peccato che è inverosimile che Veronica abbia scatenato un tale putiferio solo per questa faccenda. C'è sotto dell'altro, è chiaro. C'è tutta la disperazione di una donna che non sopporta più i tradimenti del marito - magari non con Noemi - e il suo comportamento imbarazzante.
Ora, io non credo alla teoria dei fotomontaggi. Berlusconi ha ragione quando dice che basta chiedere al personale del ristorante per avere conferma della sua presenza. La storia delle foto ritoccate con Photshop regge poco ed è una burla del web.
Ma, in contemporanea, non credo nemmeno alle spiegazioni di Berlusconi: come si può credere ad un uomo che ha fatto delle bugie la sua professione. Come credere ad un imbonitore, ad un mistificatore, al principe delle balle?
Se Veronica Lario ha fatto quel che ha fatto, c'è dell'altro di sicuro. Difficilmente sapremo cosa, ma c'è. Fosse solo il disgusto per il comportamento di un ultasettantenne che non vuole invecchiare e non perde occasione per fare il cascamorto con le donne, generando episodi imbarazzanti, l'ultimo dei quali è quello del "posso palpare la signora?" ad un'assessore trentino durante una visita alle zone terremotate.
Fatto privato, si dice. Solo che è giusto che sia pubblico, quando riguarda un Presidente del Consiglio, la sua capacità di intendere e di volere e la condotta che dovrebbe tenere per il ruolo che occupa. Ed è già pubblica la vicenda di un uomo che ha fatto della sua storia personale ("una storia italiana", fotoromanzo a colori, lo ricordate?) il cardine del suo successo. Come è pubblica la sua risposta alla moglie dal salotto di "Porta a porta", dove nessuno ha potuto replicare o chiedere qualcosa in più. L'Imperatore ha avuto il suo spazio per spargere il Verbo, costretto anche da un fatto nuovo: l'attacco di "Avvenire", benedetto da Bagnasco. Per certe cose, la Chiesa non può fare finta di niente.

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