sabato, gennaio 21, 2006

Si può andare avanti così?

Forse gli è venuta in mente ieri sera discutendo con Rutelli e, a freddo, ha realizzato che potrebbe essere la nuova trovata per guadagnarsi i titoli di testa dei Tg.
Forse, vedendo sgonfiarsi il caso Unipol-Ds-Consorte, aveva bisogno urgentemente di nuovi veleni.
Forse gli ultimi sondaggi non lo hanno soddisfatto.
Forse tutte le cose insieme.
Comunque, stasera il Cavaliere ci ha regalato un nuovo filone: le aministie. Proprio lui che, di fatto, ne ha confezionate una quantità imbarazzante durante la sua legislatura, ha deciso che il nuovo tema portante sarà discutere di fatti vecchi, di vecchie congiure, di vecchie faccende, insomma.Ed eccolo riesumare un'aministia del 1989 con la quale (prima di Tangentopoli) il vecchio Pci si ripulì delle colpe per i finanziamenti da parte dell'Urss ("soldi insanguinati"). E poi le vecchie faccende delle Partecipazioni Statali (leggi: Prodi) che finanziarono la Dc e che culminarono con un'altra amnistia. Quelle, per il Cavaliere, furono le vere leggi "ad personam". Forse. Ma le sue, cosa sono state, partite a carte?
Insomma, se il centrosinistra, nel 2001, fu accusato - probabilmente a ragione - di aver tessuto la campagna solo sulla diffamazione dell'avversario (anche se chiedersi che ci faceva un certo stalliere, a casa di uno che ambiva a guidare il Paese, poteva essere legittimo), ora le parti si sono invertite. Ora il Cavaliere attacca riesumando il passato, in una campagna che non parla di quest'Italia, di programmi, di possibilità di miglioramento dei nostri conti. Si tesse una campagna solo sui vecchi scheletri, ad uso e consumo dei media (addomesticati) che possono ciarlare di questo e non di altro.
Vada anche per tali prediche... ma da quale pulpito arrivano?In ultima, parlando delle sue continue presenze in Tv, il premier ci regala una perla: "Mi sottopongo ad una vera e propria overdose di interventi televisivi, in condizioni difficili, sempre con qualcuno che interrompe e contesta".
Perdoni, Cavaliere. La democrazia, per ora, funziona così.
Una considerazione: possiamo andare avanti in questo modo fino al 9 Aprile? Quando parleremo di cose serie?

Con cinque anni di ritardo


Appassionante, la scorsa notte, il confronto tra Berlusconi e Rutelli nel corso di Matrix.
Vedere il Cavaliere finire diverse volte all'angolo, schiacciato dalle sue responsabilità, è stata una lezione: impossibilitato ad usare i soliti temi demagogici (dei quali è maestro), Berlusconi non è così imbattibile, davanti alle telecamere. Onore a Rutelli che, con freddezza e chiarezza non comuni, è riuscito in questo compito e, a mio giudizio, a vincere questo round.
Viene da chiedersi che sarebbe successo alle elezioni del 2001, se allora Berlusconi avesse accettato il faccia a faccia. Lo ha fatto ieri, obtorto collo: sa di essere tendenzialmente bollito, ma si ritiene capace di recuperare consenso. Ipotesi concreta, visto che Berlusconi è ancora suadente e persuasivo per molti. Qualità ancora sfruttabili, purchè non si ritrovi contro Rutelli. Piuttosto, nessuno. Meglio se nel solito, comodo, salotto di Vespa.
Alla fine del match, il Cavaliere aveva quasi perso la voce: mai accaduto prima. I monologhi a senso unico non logorano così.
Memorabili frasi del premier:
1) "Sì, sono orgoglioso di avere come socio... non so nemmeno se sia mio socio" (su Tarek Ben Ammar).
2) "Voglio starmene fuori da questo argomento che è stato montato artificiosamente contro di me" (su Unipol).
3) "E' assolutamente falso che io abbia proposto nel '94 a Di Pietro di fare il ministro. Secondo me non dovrebbe fare neanche il magistrato perché sono intimante convinto che non abbia neanche la laurea..." (su Di Pietro, da leggersi preceduta dalle dichiarazioni del Cavaliere nel 1994 sul medesimo).

mercoledì, gennaio 18, 2006

Sopravvivenza quotidiana

Che succede quando il lavoro ti nausea? Si può continuare sempre e comunque a fare qualcosa che non riesci più a sopportare solo per avere lo stipendio?
Dipende, probabilmente, da quanto vitale è per te quello che guadagni mensilmente. Intendo dire: se lo stipendio è imprescindibile, il lavoro - ti piaccia o meno - non può essere mai interrotto. Se hai, invece, un minimo barlume di sopravvivenza senza lavorare (qualche mese), probabilmente puoi tentare di piantare la cosa che odi per cercare di costruire un'alternativa. Dunque, è il bisogno che ci tiene ancorati a lavori che non sopportiamo più. Sono convinto che, in un mondo ideale, ciascuno di noi avrebbe diritto di poter provare a cambiare il proprio status senza essere condannato invece a vivere nel sacrificio.
Diceva Gaber:"E ora? Anche ora ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidianae dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.Due miserie in un corpo solo”.

martedì, gennaio 17, 2006

Metalmeccanici urlanti.


Ho scioperato anch'io, oggi. Non sono andato a manifestare, ma neppure al lavoro.
La cosa che mi piace è che, per la prima volta dopo anni di lotta, lo sciopero dei metalmeccanici è finalmente prima notizia nei Tg e sarà in prima pagina sulla stampa di domani.
Stavolta è stato fatto un gran casino, bloccando strade e autostrade. Inevitabilmente, parecchi italiani avranno stramaledetto la categoria. Ma, intanto, la voce dei metalmeccanici per una volta non sussurra, bensì urla. E Federmeccanica riapre le trattative.
Il sottosegretario al Welfare, Sacconi, bolla come "illegali" queste iniziative.
No, caro Sacconi... sono solo irritanti per chi rimane bloccato per ore in coda dentro una strada bloccata. Ma sono rivendicazioni legittime e sacrosante. Ci scusi se, stasera, ruberemo la prima pagina alla politica e ai suoi deliri per dare una notizia sul Paese reale, quello che lavora.
Il Paese del quale gli organi di informazione non si occupano più, per seguire mille chiacchiere sul nulla. Il Paese che deve paralizzare se stesso per farsi notare.

lunedì, gennaio 16, 2006

Faber


Che bello vedere che, tra i dischi più venduti in Italia, c'è la raccolta di Fabrizio De Andrè.
Dopo sette anni dalla sua morte, Faber è ancora nel cuore dei tanti che hanno amato la sua musica. L'album triplo "In direzione ostinata e contraria" ha dentro tantissime perle del grande cantautore genovese.Se avete intenzione di scoprire De Andrè, partite da questo. Inevitabilmente, arriverete a tutto il resto.
Quante cose avrebbe potuto darci ancora, Fabrizio De Andrè? E'partito troppo presto.
Sono felice di aver avuto l'occasione di incontrarlo un paio di volte, parecchi anni fa. Non mi ha deluso: era veramente un uomo straordinario, un libero pensatore. Ricordo che elogiò la potenza del baratto sul vil denaro: una teoria intrigante.
La sua musica mi accompagna da tanti anni, le sue parole mi hanno molte volte aperto gli occhi.
www.fabriziodeandre.it

L'orgoglio italiano?



Anche se sono trascorsi parecchi giorni, mi ritrovo spesso a pensare al messaggio di fine anno del nostro Presidente della Repubblica.Un messaggio, velatamente malinconico, di un uomo che prende commiato da un ruolo istituzionale che lo ha reso caro alla maggior parte degli italiani. Credo che il settennato di Ciampi sia stato equilibrato e sobrio: grande merito ma anche limite del suo operato. Avrei voluto vederlo incazzato, qualche volta.
Del suo discorso, purtroppo, un paio di cose mi hanno infastidito. Mi soffermo su una in particolare: ha sottolineato il concetto di "orgoglio nazionale". L'orgoglio, quindi, di essere italiano.Mi sono interrogato su questo e mi sono accorto che io non sono particolarmente orgoglioso di essere figlio del Belpaese.Credo che da troppo ci nascondiamo dietro i luoghi comuni: si mangia bene, abbiamo avuto Leonardo Da Vinci, abbiamo un patrimonio artistico enorme e via dicendo.Oggi, per me, l'Italia è un paese morto. Morto. Abbiamo i trasporti che non vanno, le strade collassate; non produciamo nulla di veramente competitivo; abbiamo una classe politica che si scanna tutto il giorno in televisione, accusandosi reciprocamente e non venendo a capo di nulla; abbiamo un sistema di carriere che premia solo i raccomandati; abbiamo un'evasione fiscale allucinante e chi non paga le tasse è considerato furbo, anzichè incivile.
Siamo succubi di una Chiesa che cerca di dettare ai politici l'agenda, mettendo in discussione le conquiste sociali fatte o da fare.
Siamo scivolati in fondo a quasi tutte le classifiche mondiali di competitività.L'euro è stato introdotto e, subito, i soliti furbi hanno raddoppiato i prezzi e non siamo riusciti a far nulla per evitarlo.
Insomma, l'Italia va male. Oggettivamente, e non solo perchè si vuol fare la Cassandra.
Ergo, come essere orgogliosi di tutto questo? Come sentirsi fieri?
Ringrazio il Presidente per averci provato. Ma non bastano le parole per risollevare il morale.

domenica, gennaio 15, 2006

Opere e operette


Domani è lunedì e torno, come tutti, a lavorare.
La mia vita lavorativa non è delle più piacevoli perchè faccio il pendolare "estremo". Dove per "estremo" intendo dire che poco meno di quattro ore al giorno della mia vita la perdo tra viaggio di andata e ritorno dal lavoro. A fronte di nove ore di lavoro (pausa prenzo inclusa), sono messo male: rimango fuori casa più di dodici ore. Se questa spiacevole cosa la si moltiplica per molti anni, si arriva a non poterne più. Infatti, sono veramente stufo.
Fare il pendolare è una condanna, una sorta di punizione che ti fa vedere nero e odiare il posto di lavoro anche se, a conti fatti, non è proprio il peggiore del mondo.
Quand'ero bambino, mi raccontavano la favola del 2000 e delle sue auto volanti, della facilità di spostamenti a grande velocità, del miglioramento della qualità della vita.
Nell'Italia del 2006 le strade sono al collasso, intasate di automobili e Tir che rendono un calvario qualsiasi spostamento, con livelli di drammaticità nelle ore di punta. I treni, dal canto loro, non forniscono un servizio migliore. Stavano meglio i nostri vecchi, decisamente.
Si parla di Grandi Opere e intanto un'operetta quotidiana si tiene tutti i giorni in un Paese che vorrebbe essere grande: si annaspa nell'incapacità di spostarsi di pochi chilometri in modo dignitoso.
Quando penso al lunedì, mi chiedo sempre qual è il mio lavoro: fare quello che risulta ufficialmente o invece il pendolare.

Prendere le misure



Ieri ho aperto il mio blog. Mi sta succedendo, adesso, una cosa strana: non so che accidenti scriverci. Non è un buon segnale, ma sono convinto che tutti i blogger abbiano avuto la stessa difficoltà, all'inizio. Probabilmente, è la mancanza di padronanza del mezzo a far smarrire le idee. Eppure di cose da scrivere ne avrei molte. Mi sento come un predatore che studia la sua vittima prima di attaccarla; in un certo senso, mentre scrivo pure queste righe, mi sto esercitando a utilizzare il blog. Magari, poi, non è proprio vero che mi senta un predatore.
Ma la metafora, in questo caso, mi diverte.
Mi accorgo che non ho ancora scritto nulla di me. Mi firmerò sempre Anima Confusa perchè mi piace questo appellativo, ma qualche indizio dovrò pure disseminarlo, nel caso qualcuno si prenda la briga di leggere queste mie righe, no? Beh... lo farò col tempo.
Per ora, come detto, prendiamo le misure.
Domenica, oggi. Alla Tv i soliti show; fuori, una bella giornata. Non ho voglia di uscire. Non per nulla sono qui a scrivere. A scrivere queste righe inconcludenti.
Vuoi vedere che ho fatto un blog per nulla?

Primo post.

Molto bene, la prova ha funzionato. Ho dovuto lottare un pochino per venire a capo di un piccolo inconveniente, ma ora ho un blog. Io ho un blog. Mi piace l'idea. Mi fa sentire quasi importante.
E' vero che il web è libertà. Non avevo mai provato prima questa sensazione di totale libertà di espressione e credo proprio che mi divertirò.
Spero, naturalmente, che non finisca come quella volta che mi ero messo in testa di fare un sito e poi la mia pigrizia lo ha stroncato sul nascere.
Domandina: quanta gente sta ballando in discoteca, ora? Da quanti anni non ci vado, io? Sarà ancora come ai miei tempi? Invecchiare significa forse star qui a scrivere mentre altri si divertono.

Funziona?

Prova esclusivamente tecnica. E poi, a quest'ora, cosa posso scrivere?