venerdì, ottobre 06, 2006

Il grande bluff dell’informatica

Continuo a riportare cose che ho scritto un paio di anni fa. Ci credo e voglio condividerle con altri...

Applicare contratti e regole di oltre cent’anni fa ad un lavoro che dovrebbe essere creativo e dinamico: è questo il grande paradosso. Se poi consideriamo le migliaia di società di intermediazione che, di fatto, strozzano i professionisti dell’ICT il gioco è fatto. Alla faccia di chi diceva, nei primi anni ottanta, che occuparsi di informatica sarebbe stato un affare e che i programmatori, i guru del bit, sarebbero divenuti miliardari. Alla fine, come sempre, i soldi li fanno i furbi. Specie in Italia.
La cosa pazzesca è il grande bluff alla base di questo status quo: le imprese informatiche e il loro portfolio clienti. Tu, informatico X, vai nella prestigiosa azienda Y che non ti assume ma ti fa passare per la Manpower di turno. Questo è un fatto. Ma la domanda è: perché per lavorare devo star dentro all’azienda Y?
1) Se so montare automobili e lavoro in Fiat, cos’ha la Fiat da usare contro di me per tenermi dentro? Il mezzo di produzione, diamine! Il glorioso mezzo di produzione dell’era industriale, il macchinario con il quale l’operaio opera. Io posso anche lasciare la Fiat ma non potrò mai montare automobili in proprio perché non ho il mezzo di produzione, che costa miliardi e non potrò mai acquistare. Ergo, l’operaio dipende dal mezzo di produzione per esercitare il suo lavoro.Altro particolare: per fare 100 automobili identiche, Fiat spende – oltre all’investimento per il prototipo – 100 volte una somma più o meno fissa.
2) Se so progettare/realizzare software e lavoro nell’azienda Y, cos’ha l’azienda Y da usare contro di me per tenermi dentro? Un Pc e relativo software? Ci facciamo una risata? Il mezzo di produzione, in questo caso, costa praticamente nulla. Possiamo dire che il vero mezzo di produzione sono io. Altro particolare: per fare 100 programmi identici, Y spende per il prototipo. Le 100 copie che venderà non costano nulla. Nulla.

Ecco il grande bluff dell’informatica. Le miriadi di aziende che operano nel settore non hanno investito quasi nulla e guadagnano un sacco sulla pelle di altri, facendo poi pagare ai clienti cifre esorbitanti, comprensive dell’acquisto di hardware, etc.. Perché diavolo esistono? Ci sarà una ragione per qui, pur non essendosi indebitate fino al collo per acquistare i mezzi di produzione, continuano ad esistere. Certo: i clienti. Il maledetto portfolio clienti che permette loro di trattare con una serie di pesci grossi che mai potranno essere pescati da altri.
I clienti. Se gli informatici, per una volta, riuscissero a staccare lo sguardo dal monitor, invitare i commerciali a farsi da parte e riuscire a contattare i famigerati clienti per conto loro, il grande bluff dell’informatica sarebbe scoperto.

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