mercoledì, maggio 23, 2007

Antipolitici noi ?

In questi giorni, complice una ricerca di Ilvo Diamanti uscita su "Repubblica", va di moda il dibattito sul rapporto tra italiani e politica. Le conclusioni di Diamanti e, successivamente, di alcuni leader politici (come D'Alema) hanno portato alla questione della "disaffezione dei cittadini dalla politica". In pratica, saremmo tutti "antipolitici", non avendo fiducia nei partiti, nelle istituzioni e in chi ci rappresenta. Da questo discende anche la questione dell'impopolarità che gode la casta dei parlamentari per il cui mantenimento i costi si sono fatti esorbitanti. Insomma, si discute dei costi della politica e dell'antipolitica.
Un bel dibattito, non c'è che dire.
Io, però, ho nella testa un articolo straordinario (come quasi tutti i suoi) di Curzio Maltese, uscito sul "Venerdì". Maltese sostiene l'esatto contrario delle tesi di questi giorni: gli italiani non sono disaffezionati alla politica. Tutt'altro: siamo il popolo che più va a votare (percentuali altissime); i nostri parlamentari sono i più coccolati del mondo (stipendi e benefit da sogno); le nostre televisione ospitano segretari e affini praticamente tutti i giorni, trattandoli come star; in tempo di elezioni ognuno di noi si spende e spande per essere il cortigiano di questo o quel candidato; da noi i politici condannati in via definitiva non vengono sbattuti fuori dalle istituzioni; e via dicendo.
Quindi, dice Maltese, se consideriamo che in questo paese un politico è praticamente intoccabile e insindacabile, dov'è tutta questa antipolitica? E' vero. In questi giorni si gioca con questa parola ma, nei fatti, siamo antipolitici della domenica. Chi ci rappresenta non si preoccupi troppo: la rivoluzione non verrà.

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