venerdì, maggio 04, 2007

Sfasciare e ricostruire




Sto restaurando casa e pertanto mi ritrovo in mezzo ad un caos fatto di mobili spostati da una stanza all’altra, vestiti sparsi sul letto e il divano, oggetti di ogni genere che si trovano fuori posto.
Le due stanze interessate agli interventi di controsoffittatura (con tanto di isolamento acustico, perché i vicini meno si sentono e meglio si sta) sono in questo momento in mano agli operai che, pagati profumatamente, stanno realizzando l’opera.
Avere la casa rivoltata da cima a fondo, l’essere costretto a dormire in salotto con il letto (lì trasferito) che sembra una zattera in mezzo ad un mare di scatoloni, pacchi e pacchetti, crea un senso di disagio notevole. Poi il rumore del trapano mi infastidisce molto. La polvere, la sporcizia che si accumula… insomma, un disastro.
Eppure, quando gli operai se ne andranno e la casa tornerà in mano mia, mi piace l’idea di dover rimettere tutto in ordine. Ogni mobile tornerà al suo posto, ogni oggetto troverà la sua giusta collocazione, qualcosa di inutile verrà gettato, alcune cose riemerse dal passato (che per un momento mi hanno rievocato qualcosa) torneranno nell’oblio e via dicendo. In un certo senso, questi lavori permettono di avere un non so che di ripartenza. Di nuovo inizio. Tipo: sfascio tutto e lo ricostruisco uguale. Qualcosa che ricorda i mandala buddhisti. O cose del genere. E poi, il rimettere in ordine le cose dà un senso di sicurezza, no? Quando fatichi a mettere ordine nella tua esistenza, puoi sempre trovare conforto nel mettere in ordine le cose che l’accompagnano. Previa, naturalmente, averle portate ad un punto di caos quasi irreversibile.

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