lunedì, giugno 11, 2007

Tutto per un Pc

Un lunedì come tanti è da poco iniziato.
Prendo nota del percorso per venire al lavoro: esco alle 07.25 da casa e salgo sul pullman alle 07.35. Arrivo al lavoro alle 09.30. Due ore dopo, perchè la pioggia ha causato un bel po' di problemi al traffico.Ma questa è tutt'altro che un'eccezione. Diciamo che mi capita spessissimo di metterci tutto questo tempo. E comunque, se va bene, da casa a lavoro impiego 1 ora e 45 minuti. Tutti i giorni.
Ho detto più volte che sono un pendolare estremo, nel senso che mi cucco ogni dì un viaggio stressante e lunghissimo. Il paradosso è che tutto questo tempo serve per percorrere solo una cinquantina di chilometri! Inoltre, ed è la cosa più irrazionale, queste ore che butto via (rubandole a cose più utili e gratificanti) sono finalizzate per raggiungere un Pc e sedermi davanti a un monitor.Che senso ha?
In un mondo che si vanta di essere iperconnesso, non sarebbe sufficiente una linea e un Pc altrove, per fare le stesse cose? A chi giova spostarsi fisicamente quando con e-mail, cellulare, Skype e banda larga uno può virtualmente essere ovunque? Siamo rimasti a logiche ottocentesche: il dipendente deve essere fisicamente in ufficio, deve timbrare regolarmente il cartellino e via dicendo.
Noi informatici, più di altri, dovremmo essere pionieri di una vita leggera, di un modo di lavorare nuovo (anche non inquinante), di una vocazione agli obiettivi piuttosto che agli orari.
Invece anche noi, ahimè, siamo in queste condizioni illogiche: spostarsi quotidianamente in strade collassate per poi sedersi a scrivere software. Arrivando in ufficio già stufi, già esauriti. Cambierà mai?

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