lunedì, luglio 23, 2007

Asini e pensioni


Sono ormai vicino ai 39 anni. Un'età matura che mi pone lontano dalla categoria sociale "dei giovani". Sto per entrare, piuttosto, nel club dei quarantenni. La cosa non mi turba particolarmente: gli anni devono passare e bisogna invecchiare: è la vita, bellezza.
Mi preoccupano invece altre cose. Mi preoccupa l'incertezza riguardo le pensioni e, soprattutto, non capire a che età potrò smettere di lavorare per sedermi finalmente su una panchina per dar da mangiare ai piccioni. Infatti, stanti le cose, faccio parte anch'io del gruppo delle "quote", cioè i numeretti magici che sommano età anagrafica con anni di contribuzione. Vediamo:
- dal 2008 si potrà andare in pensione a 58 anni (con 35 anni di contributi).
- dal luglio 2009, il numero chiave sarà il 95 (come somma di età anagrafica e contributiva).
- dal gennaio 2011 il numero sarà il 96;
- dal gennaio 2013 il numero sarà il 97.
Questi numeri, naturalmente, potranno continuare. Ad esempio, nel 2015 potrebbe essere 98. Nel 2017, diventerà 99. Che bello! Ricordate l'immagine dell'asino e della carota attaccata a pochi centimetri dalla sua bocca? L'asino continua a camminare e la carota non la mangerà mai: ad ogni passo si sposta con lui. Più o meno è questo quello che la mia generazione (e quelle dopo) hanno di fronte: una vita da asino.
Poi mi parlano di "diritti acquisiti", di quelli che sono già in pensione e guai a toccargliele...
Già. Penso ai baby-pensionati che rimangono anche quarant'anni sulle spalle della collettività a fronte di appena quindici di contributi e mi viene la nausea.
Se tutto va bene, mi rimangono ancora 30 anni di lavoro (conto di andarci a 70, se ci arrivo, con quota 110 e passa). Con, in più, la beffa di non avere comunque una pensione dignitosa e senza Tfr.
Che bravi amministratori abbiamo avuto, in questi decenni!
Altra cosuccia, giusto per la precisione: alla mia età sono già vecchio, lavorativamente. Della mia esperienza se ne fottono perchè costerei troppo. Preferiscono un giovanissimo di belle speranze (quali?) da pagare un'inezia. Quindi, volessi cambiar lavoro, dovrei ambire al massimo ad un posto interinale in un call-center.
Considerando che ho ancora decenni da lavorare, perchè sono già un matusa adesso? Caspita: mettetemi direttamente in ospizio, no?
Viva l'Italia. Viva la Repubblica.

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