mercoledì, gennaio 23, 2008

Governabilità e rappresentatività

Governabilità e rappresentatività. Il dibattito su quale forma di legge elettorale, gira e rigira, spazia su queste due parole.
In Italia si è sempre cercato di garantire la massima rappresentatività, ragion per cui abbiamo un continuo proliferare di micropartitini che alle elezioni intascano frazioni di unità in termini di consensi. Eppure, questi micropartitini hanno la capacità di essere determinanti per la tenuta di una maggioranza parlamentare. Il caso Mastella, il cui Udeur ha circa lo 0,7% di consensi su scala nazionale ma sicuramente percentuali bulgare nel suo feudo campano, ci dimostra che un governo può essere disintegrato proprio da questi micropartini.
Che senso ha la rappresentatività? A conti fatti, sembra che essa consista nel rappresentare gli interessi, nobili o meno, di una ristretta cerchia di persone. Non a caso, quando Mastella ha sentito odor di referendum, ha buttato tutto all'aria per correre a votare con questa legge elettorale. E' sempre più credibile questa versione, infatti. Una versione che si allontana decisamente dalla sfuriata contro la magistatura e il groppone per la svantura di lady Sandra.
La governabilità è l'opposto: in pratica si decide di non focalizzarsi sui distinguo ma sulle cose che uniscono, in maniera tale da formare pochi grandi partiti, come nei paesi civili. Grazie ad uno sbarramento, i micropartiti perdono la loro ragione di esistere e devono per forza confluire nei partiti maggiori. Ergo, si governa meglio e si eliminano i vari Mastella & co.
E' l'idea nobile di Walter Veltroni, deciso addirittura a dare il buon esempio e correre da solo con il suo PD. Ha provato a parlare di riforma della legge elettorale con il Cavaliere, ma ha ottenuto quello che di solito ottengono tutti quelli che vengono stretti nell'abbraccio mortale dell'uomo di Arcore, ossia una fregatura. Così, Veltroni non solo non ha convinto Berlusconi ma, anzi, ha ottenuto un doppio fallimento: ha fatto incazzare Mastella ed ha nobilitato Silvio, riportandolo in auge quando sembrava stesse per essere abbandonato da Fini (sul serio, poi?) e Casini. Quest'ultimo miracolo di autolesionismo riuscì, per la cronaca, pure a D'Alema con la Bicamerale: gli uomini di sinistra sono i più grandi soccorritori del Cavaliere che esistano.
Risultato finale delle magie di Walter il mago? Il governo è fottuto e la Cdl è tornata a brillare. Complimenti.
Governabilità e rappresentatività. Io starei sulla prima soluzione. Basterebbe poco: Di Pietro (Tonino, ti voglio sempre bene) ha sempre detto che scioglierebbe l'Italia dei valori a fronte di un grande progetto di legge elettorale, quindi non è un problema. Se poi Mussi, Pecoraro, Diliberto e Giordano la piantassero di dire che vogliono mettersi insieme e lo facessero, avremmo un altro partito unico. Tutto il resto? Credo, a fronte della possibilità di essere esclusi dalla torta, tutti gli altri troverebbero il modo di fondare partiti in grado di assorbire questo spezzatino nauseante.
E, finalmente, avremmo tre, massimo quattro partiti in grado di fare alleanze elettorali serie e programmi condivisi. Chi non ci sta, stanti le cose, vada al diavolo.
Questa storia della rappresentatività continua sistematicamente a rendere la povera Italia una nazione senza guida, senza meta, senza speranze.

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