lunedì, agosto 10, 2009

Cari amici del Sud

Cari amici del Sud,
ci siamo. Eccovi servite le gabbie salariali. Pensavate non fosse possibile? Pensavate che la Lega Nord scherzasse? Pensavate si fosse dimenticata dei terroni e che si divertisse soltanto contro gli immigrati?
Eppure il Matteo Salvini saltante alla festa di partito di qualche settimana fa doveva già far suonare qualche campanello. Non fossero bastati anni di discorsi di Bossi, Maroni e Calderoli, intendo. Già, perchè quelli sono gli stessi che fino a pochi anni fa parlavano di secessione e di Padania libera. Come si poteva pensare che potessero mettere da parte la loro missione primaria?
Missione che si compie a piccoli passi. Il federalismo. Poi anche il federalismo fiscale. Poi le simpatiche ideucce di pochi giorni fa: l'esame di dialetto per non avere professori meridionali nelle scuole nordiche. Poi le bandiere regionali da portare alla stessa dignità del tricolore. Ora le gabbie. Boutade estive, si è detto. Nossignori: fa tutto parte del piano. Il piano ancestrale della Lega: la secessione. Non ci hanno mai rinunciato sul serio e chi vive al Nord ve lo può confermare.
Ah, già: garantiva Berlusconi, per loro. Ne siete ancora così sicuri? Non avete il leggerissimo sospetto che il Popolo delle Libertà sia ormai il Partito della Lega? La sigla rimane Pdl comunque. E ditemi cosa stia differenziando Berlusconi da Bossi, ultimamente.
Fossi in voi, inizierei a preoccuparmi.Io non mi preoccupo. Sto al Nord.
E, francamente, mi preoccuperei molto, se solo non avessi la consapevolezza che questo centrodestra lo vogliate tanto intensamente proprio voi. Infatti supera il 50% praticamente ovunque, segno che il Cavaliere e la sua maggioranza vi piacciono assai. Ergo, li avete voluti. Anche sapendo che dietro Silvio ci stava il Senatùr, leader di un partito che, dopo le recenti provinciali, è cresciuto alla grande, divenendo determinante per il futuro della coalizione. E il Cavaliere, conscio delle difficoltà che ha attualmente, deve sempre contare sulla spalla dell'Umberto. Ne va della sua sopravvivenza politica.
Quindi non mi preoccupo, compatrioti. A malincuore, dico che dovete preoccuparvi voi.
Un caro saluto.

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