domenica, gennaio 15, 2006

Opere e operette


Domani è lunedì e torno, come tutti, a lavorare.
La mia vita lavorativa non è delle più piacevoli perchè faccio il pendolare "estremo". Dove per "estremo" intendo dire che poco meno di quattro ore al giorno della mia vita la perdo tra viaggio di andata e ritorno dal lavoro. A fronte di nove ore di lavoro (pausa prenzo inclusa), sono messo male: rimango fuori casa più di dodici ore. Se questa spiacevole cosa la si moltiplica per molti anni, si arriva a non poterne più. Infatti, sono veramente stufo.
Fare il pendolare è una condanna, una sorta di punizione che ti fa vedere nero e odiare il posto di lavoro anche se, a conti fatti, non è proprio il peggiore del mondo.
Quand'ero bambino, mi raccontavano la favola del 2000 e delle sue auto volanti, della facilità di spostamenti a grande velocità, del miglioramento della qualità della vita.
Nell'Italia del 2006 le strade sono al collasso, intasate di automobili e Tir che rendono un calvario qualsiasi spostamento, con livelli di drammaticità nelle ore di punta. I treni, dal canto loro, non forniscono un servizio migliore. Stavano meglio i nostri vecchi, decisamente.
Si parla di Grandi Opere e intanto un'operetta quotidiana si tiene tutti i giorni in un Paese che vorrebbe essere grande: si annaspa nell'incapacità di spostarsi di pochi chilometri in modo dignitoso.
Quando penso al lunedì, mi chiedo sempre qual è il mio lavoro: fare quello che risulta ufficialmente o invece il pendolare.

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