lunedì, maggio 07, 2007

Il mercato delle promesse


Il 27 e 28 Maggio prossimi anche nel mio Comune ci saranno le elezioni amministrative per eleggere il nuovo sindaco della città. I candidati sono quattro e si stanno facendo una guerra spietata. La cosa che mi preoccupa, in tutto questo, è che la guerra non si sta affrontando con i contenuti dei programmi. Di questi programmi, infatti, frega niente a nessuno: sono solo sequenze di proposte fumose, ipotetiche, contraddittorie e, ahimè, simili tra gli schieramenti. Invece, la guerra si fa con altre cose. Si fa con le strette di mano, i sorrisi, i buffet, le cene pagate, i party, le ospitate e le sviolinate a tutte le associazioni di categoria.
Ieri, girando in centro, ho visto un paio dei suddetti candidati sperticarsi in baci e abbracci con gruppi di persone altrettanto sbavanti attorno: è il mercato delle promesse, la fiera del “votami e avrai la tua fetta di torta”. Naturalmente, al primo posto delle richieste, c’è il posto di lavoro e la contrattazione procede senza nemmeno un po’ di pudore: i cittadini vanno in coda dal candidato e chiedono un bel posticino da qualche parte. Ciascuno, quindi, riceve la sua bella promessa. Nauseante: tutti hanno in mente soltanto il proprio tornaconto personale, altro che il bene della collettività.
Ora, non è che un posto di lavoro nella mia città mi farebbe schifo: smettere di fare il pendolare estremo sarebbe un sogno. Ma se, per averlo, devo strisciare al cospetto di questi baroni della politica, di questi avidi illusionisti con le tasche gonfie, allora nisba. Resterò a fare il pendolare, perchè non voglio chiedere la carità a nessuno e perché, probabilmente, sono un imbecille che crede ancora in qualche principio “no profit”. Ma, che ci volete fare… a questo mercato proprio non me la sento di partecipare. Così, almeno, non ho nessun obbligo morale con tizio o caio e posso rimanere libero di pensare come mi pare.
Su queste cose una considerazione mi viene spontanea, anche se non è una novità: se moltissimi, come me, non scendono a patti con i politici e cercano di farsi strada con le proprie forze, certamente altrettanti scelgono il compromesso, la “raccomandazione”. Ergo, nei posti che contano, a capo delle istituzioni, nelle scuole, negli enti locali e via dicendo si trova quasi tutta gente che arriva da storie siffatte. Persone che non vengono assunte per le proprie capacità (che, indubbiamente, in molti casi ci saranno) ma per le amicizie politiche, per la partecipazione al mercato delle promesse. Da cui ne segue che, se moltissimi incapaci paraculi fanno carriera con questi metodi, come così possiamo esprimere il miglior potenziale della nazione?
P.S. - A dir la verità, uno dei quattro mi pare non stia usando questo metodo: segue le sue idee, non va in giro a baciare nessuno e parla del suo programma. Più o meno quello che farei io se fossi candidato. Per questo non vincerà, ma avrà il mio voto

Nessun commento: