mercoledì, agosto 08, 2007

La benzina di casa nostra

Il Ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani mi piace perchè è uno che ci prova. Sta realmente cercando di sradicare certe corporazioni, certe lobbies che strangolano di fatto il libero mercato in Italia a danno dei consumatori. Ci ha provato con i pacchetti di liberalizzazioni, pronto a portarle in fondo a costo di, come dice lui citando "Il Padrino", "andare ai materassi". Poi, naturalmente, non è colpa sua se il Parlamento non lo segue perchè ogni eletto deve fare i conti con il proprio elettorato che include anche tassisti, farmacisti e via dicendo. Non è colpa sua se gente come Rutelli o Mastella non lo segue perchè, prima del libero mercato, preferisce il mercato delle pacche sulle spalle. Ma almeno ci prova. Osa. Come in questi giorni, nei quali assistiamo alla sua sfida alle compagnie petrolifere: un po' Davide contro Golia. E dibattiamo anche noi su fatti stranoti: gli aumenti dei carburanti fatti strategicamente durante i periodi di ferie e la desolante abitudine di ritoccare al rialzo appena il prezzo del barile sale e di non farlo altrettanto istantaneamente quando cala. Insomma, che i petrolieri italiani siano furbi è cosa stranota.
Eppure qualcosa lo impariamo anche in queste ore. Ad esempio che non è vero che la tassazione sui carburanti italiani è poi così strabiliante (come accusano da decenni le compagnie) ma è assolutamente in linea con l'Europa (siamo addirittura al nono posto, come imposte). E apprendiamo anche, con un certo sconcerto, che è invece il prezzo industriale (la lavorazione, le raffinerie) a costare circa il 15% in più in Italia rispetto agli altri paesi. In altre parole, i nostri petrolieri dichiarano un costo di produzione più elevato che altrove, comprese le compagnie che operano anche all'estero e che lì (miracolosamente?) risparmiano. A questo punto ci si chiede se sono degli idioti a spendere di più o se, invece, esiste il famoso cartello italiano. Difficile a dirsi, no?

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