venerdì, settembre 14, 2007

Il dio che bluffa

D'accordo, sono ateo. Ma non da sempre. Ho avuto anch'io il mio periodo di "ricerca spirituale". Dopo essermi distaccato dalla Chiesa durante l'adolescenza, ad un certo punto della mia vita, intorno ai 25 anni, ho iniziato ad interessarmi di buddhismo. L'ho trovato intrigante e denso di saggezza. Devo aver letto almeno una decina di libri sull'argomento, scivolando lentamente verso l'induismo.Poi, l'incontro con la figura di Sai Baba, il guru indiano che, secondo quanto raccontato in giro, è in grado di fare i miracoli, di materializzare oggetti, di produrre una cenere sacra (la vibhuti) e un liquido dolciastro chiamato amrita, il cibo degli dei. Per un po' di tempo Sai Baba mi ha affascinato: di certo non sono mai diventato un suo devoto, ma mi piaceva immaginare che magari fosse vero che lui è Dio e che avrebbe salvato il mondo dalla sua dannazione. Ho anche desiderato incontrarlo con un viaggio in India, a Putthaparti, il villaggio dove è nato e dove opera. Nei suoi discorsi leggevo parole di pace, amore e giustizia che scaldavano il cuore.
Ripeto: mai creduto fino in fondo alla sua divinità (troppo scettico) e quindi mai irretito dalla cerchia di devoti che lo chiamano maestro (Swami).
Meno male: con il tempo, ho scoperto che Sai Baba usa dei banali trucchi da prestigiatore, che avrebbe commesso delle violenze sessuali nei confronti di molte persone (maschi), che sta invecchiando ed è piuttosto malaticcio, che le sue profezie non si stanno assolutamente avverando (aveva detto che con il nuovo millennio sarebbe stato adorato come Dio da quasi tutta l'umanità), che la sua organizzazione umanitaria muove capitali di dubbia provenienza e via dicendo. Così com'era arrivato, Sai Baba è scomparso dal mio interesse nel giro di poco tempo. Senza far danni, considerando il fatto che molti dei suoi fans hanno invece attraversato l'inferno per uscire dalla sua influenza. Dopo l'esperienza induista ho scelto la cosa più logica e razionale: passare all'essere agnostico (e quindi ricercatore di un dio) al più naturale essere ateo (non credo e nemmeno cerco). Sicuramente mi sarebbe piaciuto aver conferma che quel guru indiano era una divinità, anzichè un ciarlatano.

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