mercoledì, settembre 26, 2007

La pioggia e il progresso

Stamattina ho maledetto il fatto di non essermene rimasto a letto. Durante la notte è piovuto di brutto, ma di certo non mi aspettavo, quando sono salito in pullman, che avrei fatto 3 ore di coda. 3 ore 3! Il tutto motivato dal traffico in tilt a causa della pioggia (sono caduti 173 millimetri): una paralisi pressochè completa con vaste aree allagate, comprese decine di abitazioni.
Ergo, coda interminabile, disagio pazzesco e bestemmia libera.
Questi eventi eccezionali svelano la fragilità delle nostre infrastrutture che, purtroppo, sono state concepite 30-40 anni fa e già non possono sopportare l'enorme quantità di mezzi che vi transitano in condizioni normali. Quando il maltempo fa capolino, siamo al blocco.
Gli animali (basti osservare i cani o i gatti), quando c'è questo tempaccio, tipicamente dormono e risparmiano le energie. Noi, che ci riteniamo più intelligenti, ci buttiamo a capofitto sotto i diluvi, costretti naturalmente dalle esigenze professionali. E, ovviamente, finiamo inghiottiti in un inferno fatto di mezzi disperatamente incolonnati. Eppure basterebbe prendere atto che ci sono altri modi per concepire il lavoro, nell'era della tecnologia. Piove? Ti connetti da casa e lavori tranquillo senza perdere ore a lottare con le intemperie. Noi informatici dovremmo essere i telelavoranti per antonomasia. Che senso ha percorrere chilometri e chilometri per sedersi davanti ad un Pc a scrivere codice o documenti con tale mezzo di produzione che potresi avere sul comodino?
Questo non è progresso. Questo è perseverare nell'utilizzare logiche di lavoro da operaio del '900 nell'era in cui potresti essere ovunque senza muovere il culo dalla tua sedia di casa. Abbiamo i mezzi e non li utilizziamo. Continuamo a viaggiare, a muoverci nello smog e ad inquinare. Sicuramente c'è tutta una famiglia di individui che, grazie a questo stato di cose, si gode il sole dei Caraibi dondolando dolcemente sul ponte del suo yacht.

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