sabato, gennaio 10, 2009

10 anni senza Faber

Ricordare in queste ore Fabrizio De Andrè è facile. Il decennale della sua morte, dalla mostra a Genova all'iniziativa di Fabio Fazio, mi pare sia celebrato in maniera asciutta e sensata. Il che ben si abbina al personaggio. Di De Andrè possiedo tutti i dischi, ascolto le sue canzoni da decenni ed occupa ancora un posto nel mio cuore come nessun altro artista è riuscito a fare. Non vedo in giro nessuno che possa nemmeno avvicinarsi alla grandezza dell'uomo e artista De Andrè.
Ricordo che, l'11 Gennaio 1999, giacevo a letto a casa di mia madre (all'epoca casa mia) per i postumi di una colica renale che mi aveva fatto finire all'ospedale. Entra mia fratello e mi dice che Faber è andato. Una botta. Accendo la televisione e rimango a guardare i servizi dei telegiornali che parlano di lui. Attonito. La cosa peggiore, al di là della perdita, è che non sentiremo più nessuna nuova canzone da parte sua e questo mi sembra, ancor oggi, quasi intollerabile.
Ho incontrato De Andrè due volte, durante la mia attività radiofonica. La prima fu nel 1993, dopo un concerto a Mestre. In quell'occasione, mentre diverse persone ronzavano nel camerino, tra cui Mauro Pagani, Fabrizio fu di una gentilezza estrema. Sorrideva a tutti, mi rilasciò un autografo, parlò con me ed altri del suo concetto di libero mercato che doveva coincidere con il baratto. Feci una foto con lui e me ne andai. Pochi giorni dopo, con orrore estremo, scoprii che la foto non era uscita o, meglio, era uscita a metà: praticamente le mie gambe fotografate vicine a quelle di Fabrizio.
Nel 1997, al PalaFenice di Venezia, aspettai sotto la pioggia l'arrivo di Fabrizio, per quello che sarebbe stato uno dei suoi ultimi concerti. Arrivò in auto, guidata da Luvi. Scese dall'auto ed era di umore nerissimo. Probabilmente non fu molto educato da parte mia precipitarmi da lui chiedendoli una foto: era appena arrivato ed aveva le prove davanti. Mi chiese, con cortesia forzata, di tornare dopo il concerto. Così feci e, in camerino, notavo come trattava un po' tutti: era seccato per conto suo e si concedeva pochissimo. Riuscii ad avere la foto e un secondo autografo. Ma quando tentai di nuovo di parlarci mi disse: "Ancora tu? Se fanno tutti come te, a che ora torno a casa?". Insomma, non c'era verso. Per nessuno, ribadisco. Era in giornata no. Peccato non averlo più incontrato, magari di luna buona.
Oggi, in radio, dedicherò ampio spazio a Fabrizio De Andrè. Sto selezionando le canzoni e ne devo mandare in onda quattro. Ho deciso per queste:
- La canzone dell'amore perduto
- Il testamento di Tito
- Creuza de ma
- Khorakanè

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