martedì, dicembre 01, 2009

Il puzzle /2

Se ripenso a quell’incontro di qualche mese fa con Salvatore Borsellino per la discussione del libro sull’agenda rossa, mi tornano pesantemente in mente le sue parole. Il fratello del magistrato ucciso nel ’92 assieme alla sua scorta, sosteneva con forza che esisteva una regia occulta dietro la strage e dietro i successivi attentati a Milano, Roma e Firenze. La Seconda Repubblica nasce dal sangue. E, inevitabilmente, dal cambio di marcia di Cosa Nostra in Sicilia quando, partendo dall’omicidio di Salvo Lima e la defenestrazione di Andreotti, questa fece intendere che le serviva un nuovo referente politico. La Dc era finita, per i boss. Altri referenti, pare, vennero trovati.
Borsellino inoltre affermò che certi segnali degli ultimi mesi gli facevano intendere che, di nuovo, anno di grazia 2009, Cosa Nostra chiedeva il conto e puntava a cambiare le cose romane. Non era casuale, secondo lui, nemmeno il fatto che attorno alla figura di Berlusconi stesse montando un mare di fango: dalla vicenda Noemi e quella della D’Addario, dal prepotente ritorno delle questioni giudiziare alla (allora) probabile bocciatura del Lodo Alfano. Certi nessi, quella sera, faticavo a comprenderli. Ma, successivamente, sono tornati in scena il famoso “papello” tra Stato e mafia ed i pentiti che accusano il Cavaliere e Dell’Utri. La resa dei conti? Probabilmente si. Solo che questi venderanno cara la pelle, per usare una metafora, naturalmente. Perché i segnali “distensivi” ci sono: “Betulla” Farina, uomo delle cospirazioni, parla del 41-bis come di Guantanamo; Dell’Utri dall’Annunziata continua a definite “eroe” Mangano, lo stalliere che ha sciolto nell’acido anche dei bambini. Per ultimo, Berlusconi – imbeccato da Dell’Utri – considera ragionevole la revisione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, reato del quale proprio i due potrebbero essere imputati. Tra poche ore il pentito Spatuzza potrebbe tirarli definitivamente in ballo. E’ una sorta di bomba atomica. Roba che uno si dovrebbe dimettere immediatamente.
Qui invece tutti, dal presidente delle Repubblica al Pd, ci vanno cauti come se sul tritolo ci camminassero loro. Si arriva alle gentilezze di Letta (Enrico) che considera accettabile il legittimo impedimento usato ad oltranza perché è ammissibile difendersi nel processo e dal processo. Roba da far rizzare i capelli. Letta non ne ha, quindi lo dice senza scomporsi.
Sono ore decisive, queste. Il puzzle è ancora confuso ma iniziano ad allinearsi i pezzi. Non aspettiamoci sconvolgimenti politici rilevanti, naturalmente. Questi, veramente, non mollano. Ma un mare di veleno sta per riversarsi sul nostro Natale. Berlusconi si proteggerà con tutte le forze, specie televisive, di cui dispone. Minacciare di strozzare gli autori de “La Piovra” sembra una barzelletta ma è qualcosa di più. E’ una chiamata alle armi. D’altronde, ha già parlato di guerra civile. La tensione c’è, inevitabilmente. E il 5 dicembre prossimo c’è il “No B Day” che lo manderà su tutte le furie. Con tutto questo, con un capo del governo che potrebbe essere accusato di relazioni con la mafia, cosa credete che contino l’Alcoa o altre aziende in difficoltà? Il Paese affonda, come prevediamo da mesi e mesi. Se anche Celli della Luiss, un abituale avventore del grande banchetto nazionale, si mette a consigliare il figlio di andarsene dall’Italia, stiamo proprio messi male.
Meno male che c’è la Lega a sdrammatizzare: la proposta del crocifisso sul tricolore, fatta proprio da chi sulla bandiera ci ha sputato e sulla Chiesa altrettanto, è una delle migliori gag delle ultime settimane. Della serie: non c’è limite alla spudoratezza.

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