venerdì, maggio 29, 2009

Mi sono rotto le palle

Ormai non passa giorno, da quando sono state lette le motivazioni della sentenza Mills, che il nostro Grande Statista non attacchi violentemente la magistratura. Oggi, in Abruzzo:
"Quando con delle sentenze basate sul ribaltamento realtà si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi è stato eletto dal popolo per governare, questa si chiama con una parola sola: volontà eversiva e eversione".
L'altro giorno, cose simili sono state dette in Confartigianato. Insomma, continua la tiritera di lui perseguitato dai giudici cattivi e rossi che vogliono sovvertire la volontà popolare. Come se il voto graziasse, mondasse, pulisse da qualsiasi macchia. All'estero ormai sono sbalorditi da tanta sfacciattagine. Lo dice il "Financial Times", non proprio un giornale di bolscevichi. Lo dicono molte altre testate. Lo dicono miei conoscenti che vivono all'estero, quasi costretti ormai ad imitare un accento diverso da quello italiano. Francamente, a prescindere dal fatto che si chiami Silvio Berlusconi, io mi sento imbarazzato dall'avere un Presidente del Consiglio che da quindici anni si adopera per sfuggire a qualsiasi giudizio, che pilota il Parlamento sulle sue emergenze personali, che è vergognosamente difeso da un gruppo di adulatori disposti a tutto per lui. Mi sono rotto le palle di sentir discutere di lui e sempre di lui, mentre questa nazione avrebbe tanto bisogno di politiche economiche, sociali e civile serie. Mi sono rotto le palle degli annunci, delle frasi demagogiche, dello scivolare lento verso la xenofobia e l'intolleranza, dell'attenzione verso ogni paranoia clericale. Mi sono rotto le palle di sentir parlare di ronde, di nucleare, di Noemi, di sicurezza, dei rifiuti di Napoli rimossi e delle (fumose) promesse ai poveri abruzzesi. In pratica, mi sono rotto le palle di essere italiano. Ho rinunciato a lottare contro il 75% di persone che tifano per lui. Ho accettato di rimanere qui e starmene più zitto possibile. Perchè, però, devo continuare ad assistere a questa epopea? Che palle!

giovedì, maggio 21, 2009

Il ringhio del (sedicente) padrone

Sulle parole di Berlusconi oggi in Confindustria

"I giudici hanno deciso il contrario della verità, perchè sono estremisti di sinistra. E' come se Mourinho (l'allenatore dell'Inter) arbitrasse Milan-Inter" . ( O come se il proprietario di Mediaset decidesse le nomine in Rai ).

"Ho le spalle larghe, più mi picchiano più mi rinforzano ma un cittadino normale con questa situazione paga un prezzo troppo alto" ( rieccoci col populismo. E poi, più ti picchiano, più ti proteggi. )

"Avete un governo che per la prima volta è retto da un imprenditore e da una squadra di ministri che sembrano membri di un Cda per la loro efficienza" ( dipende da quale CdA prendi esempio. Telecom? Alitalia?)

"Il Presidente del Consiglio non ha nessun potere perchè la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e quindi tutti i poteri sono stati dati al Parlamento e non al premier". ( ovvio. Altrimenti ci tenevamo il re, che ci costava meno ).

"Quando si votano centinaia di emendamenti nessuno sa che cosa si stia votando. Come si vota? si guarda il capogruppo che indica con il pollice se si vota così. Diranno che offendo il Parlamento, ma questa è la pura realtà". ( infatti. Andate tutti a casa. )

Presidente, lei non è un sovrano. Lo accetti. Presiède il consiglio dei ministri. Ha questo incarico. Punto. Non può pretendere di fare le stesse cose che faceva in Publitalia o in Fininvest. Possibile che nessuno glielo dica? L'Italia non è sua. Anche se il 75% del popolo è con lei (si dice). Non c'entra nulla. Lei non è comunque il padrone. A noi, il 25%, del consenso che ha non importa un fico secco. Se non lo capisce, si cerchi un altro mestiere, visto che dice che le costa tanto fare questo.

P.S. - Al di là di tutto, vedere un capo del governo che, pur di non farsi processare, pur di non rispondere alle domande che gli vengono poste, è disposto a disintegrare una nazione, è una cosa di una tristezza infinita. "Un uomo che sta male" - diceva Veronica Lario. Ha tentato di avvertirci. Inutilmente, pare.

lunedì, maggio 18, 2009

I voti della Lega

Non è che lo si scopra oggi che abbiamo gli stipendi tra i più bassi d'Europa. Fa un po' male vederselo sbattere in faccia dall'Ocse. E ancora peggio sentire Sacconi che pontifica dicendo di legare i salari agli utili delle imprese, considerando il nero che viene prodotto in questo paese. Siamo proprio una nazione strana, dove le aziende chiedono continuamente sgravi ed aiuti e dove i lavoratori dipendenti sono continuamente presi a mazzate con aumenti ridicoli. Se poi consideriamo che abbiamo un numero spropositato di rappresentanti sindacali c'è da chiedersi a che servano.
Intanto, il ministro La Russa dichiara guerra all'Onu, aggredendo verbalmente una sua rappresentate italiana, e gli fa il coro l'ineffabile Gasparri. Il tutto condito in salsa leghista: siamo proprio in campagna elettorale (ma quando mai non c'è, da noi?). Certo che c'è da rimanere sbigottiti ad osservare la parabola della Lega: dalla guerra ai terroni, è passata da anni alla battaglia contro gli stranieri e, specie in questi giorni, deve mostrare al proprio elettorato di avercelo ancora duro. Già. D'altra parte, in tanti anni di esercizio di potere romano, che cos'ha portato di veramente sensato al Nord il partito di Bossi? Zero. Solo slogan di stile xenofobo. I soldi sono andati a Catania e a Roma. Dopo tutto il casino Alitalia, Malpensa è stata fatta fuori. L'Expo è fermo. L'Ici, unica tassa federale, non c'è più e i comuni del Nord non hanno più un quattrino. E allora Bobo Maroni non può far altro che prendersela con gli ultimi, con gli immigrati, con i senzatetto, con i rom e via dicendo. Impronte digitali, respingimento dei barconi senza valutare gli obblighi d'asilo, reato di clandestinità e pacchetto sicurezza che ricalca essenzialmente il solito "paròni a casa nostra, zio càn!" e nel quale è assente qualsiasi idea di integrazione ma ben presenti l'intolleranza e la repressione. Ora, è chiaro che non si può cavalcare l'altrettanto sbagliata idea dell'accoglienza senza regole e senza limiti. Ma non è ponendo gli stranieri in posizione di ricattabilità che si risolvono le cose. La politica deve governare i problemi e non incarnare le peggiori pulsioni dei cittadini. E, purtroppo, la Lega queste pulsioni le incarna proprio bene. Va anche oltre. Fa la faccia arrabbiata fingendo di non sapere che i suoi tanti elettori, al Nord, spesso hanno delle aziendine (con molto nero) nelle quali lavorano decine di immigrati non regolari, sottopagati e minacciati. Elettori alla quale l'unica sicurezza che interessa è quella di gonfiarsi le tasche sulla pelle degli altri. Che l'Italia passi all'estero per una nazione razzista solo per aumentare i voti di Bossi, Maroni, Castelli e Calderoli non è uno scambio equo. Specie per il Nord.

mercoledì, maggio 06, 2009

Domani 21/04.2009

E' un piccolo miracolo, quello di Mauro Pagani. Non era mai successa, una cosa del genere: riunire 56 artisti italiani - praticamente tutto il meglio della musica di casa nostra - superando ogni tipo di ostacolo di manager e case discografiche. Qualche assente di certo c'è, qualcuno non poteva e qualcuno ha dovuto rinunciare, ma quest'operazione ricorda Banda Aid o USA for Africa.
Parliamo, naturalmente, del singolo in uscita l'8 maggio nei negozi e per il download che si chiama "Domani 21/04.2009" e inciso da un super gruppo che si chiama Artisti Uniti per l'Abruzzo. L'elenco dei componenti è emozionante:

Afterhours
Alioscia
Al Bano
Antonella Ruggiero
Antonello Venditti
Baustelle
Bluvertigo
Caparezza
Carmen Consoli
Caterina Caselli
Cesare Cremonini
Claudio Baglioni
Dolcenera
Elio e le storie tese
Elisa
Enrico Ruggeri
Eugenio Finardi
Fabri Fibra
Francesco Renga
Franco Battiato
Frankie Hi-Nrg
Gianluca Grignani
Gianna Nannini
Gianni Maroccolo
Gianni Morandi
Giorgia
Giuliano Palma
Giusy Ferreri
J-Ax
Jovanotti
Ivano Fossati
Laura Pausini
Ligabue
Luca Carboni
Malika Ayane
Mango
Mario Venuti
Marracash
Massimo Ranieri
Mauro Pagani
Max Pezzali
Morgan
Negramaro
Negrita
Nek
Niccolò Agliardi
Niccolò Fabi
Pacifico
Piero Pelù
Roberto Vecchioni
Ron
Roy Paci
Samuele Bersani
Sud Sound System
Tiziano Ferro
Tricarico
Zucchero

E' un disco che va comprato. Originale. Ne val la pena, perchè questo disco è un evento e, statene certi, tra pochi anni sarà introvabile e sarà considerato un oggetto da collezione.

La Verità di papi

Basterebbe il titolo sparato da Libero qualche giorno fa per dirla lunga su quello che toccherà a Miriam Bartolini alias Veronica Lario nei prossimi mesi. Non bastavano le foto d'archivio della signora a seno nudo. Il titolo era proprio al vetriolo: "Veronica velina ingrata". Che, tradotto, significa più o meno "come osi, donna, rivendicare la tua dignità dal momento che, provenendo dallo stesso club di signorine abili a mostrare le proprie virù, hai avuto la fortuna di maritare un uomo eccezionale che ti ha resa ricchissima? Dovresti baciare i suoi piedi ogni giorno". In questo titolo si legge tutta la filosofia che regge l'impero berlusconiano: eterna lode al capo, nessun dissenso e inamovibile gratitudine da produrre. A dispetto di ogni pensiero libero e di ogni orgoglio personale. Se fuoriesci dal giro, sei passabile di ogni flagellazione.
Se fossi in rotta con mia moglie non dimenticherei che è anche madre dei miei figli e, vedendola trattata così da un giornale del quale sono editore, scaraventerei il direttore fuori dalla finestra. Il fatto che il brutale Feltri sia ancora lì è sintomo che, sotto sotto, il Grande Statista approva.
La disinformazione si sta prodigando in queste ora a sotterrare lo scandalo, facendolo passare per il solito complotto della sinistra. Come se la signora Veronica non avesse un cervello e prendesse istruzioni da "Repubblica". Come se non conoscesse a fondo l'uomo con il quale sta da quasi trent'anni.
Quando la Lario dice che "va con le minorenni" ed è un "uomo che sta male", un Paese serio si porrebbe degli interrogativi sulla salute mentale del suo leader e sulla sua moralità. Invece i Tg danno la notizia riducendola ai minimi termini e ieri sera, il gran ciambellano Bruno Vespa ha aperto tutte le sue porte al Cavaliere, lasciando che per due ore Egli dicesse tutto quello che voleva, spiegando la sua Verità e pretendendo le scuse dalla moglie.
Tutta una montatura: le ipotesi di veline in lista sono state una montatura. Non ci sono, dice. Salvo che ci sarebbero state di certo, senza il caso-Lario.
Una montatura anche la vicenda di una storia con Noemi, la neo diciottenne da lui festeggiata a Napoli. Peccato che la bimba abbia detto di aver avuto altri incontri con "papi". E peccato che è inverosimile che Veronica abbia scatenato un tale putiferio solo per questa faccenda. C'è sotto dell'altro, è chiaro. C'è tutta la disperazione di una donna che non sopporta più i tradimenti del marito - magari non con Noemi - e il suo comportamento imbarazzante.
Ora, io non credo alla teoria dei fotomontaggi. Berlusconi ha ragione quando dice che basta chiedere al personale del ristorante per avere conferma della sua presenza. La storia delle foto ritoccate con Photshop regge poco ed è una burla del web.
Ma, in contemporanea, non credo nemmeno alle spiegazioni di Berlusconi: come si può credere ad un uomo che ha fatto delle bugie la sua professione. Come credere ad un imbonitore, ad un mistificatore, al principe delle balle?
Se Veronica Lario ha fatto quel che ha fatto, c'è dell'altro di sicuro. Difficilmente sapremo cosa, ma c'è. Fosse solo il disgusto per il comportamento di un ultasettantenne che non vuole invecchiare e non perde occasione per fare il cascamorto con le donne, generando episodi imbarazzanti, l'ultimo dei quali è quello del "posso palpare la signora?" ad un'assessore trentino durante una visita alle zone terremotate.
Fatto privato, si dice. Solo che è giusto che sia pubblico, quando riguarda un Presidente del Consiglio, la sua capacità di intendere e di volere e la condotta che dovrebbe tenere per il ruolo che occupa. Ed è già pubblica la vicenda di un uomo che ha fatto della sua storia personale ("una storia italiana", fotoromanzo a colori, lo ricordate?) il cardine del suo successo. Come è pubblica la sua risposta alla moglie dal salotto di "Porta a porta", dove nessuno ha potuto replicare o chiedere qualcosa in più. L'Imperatore ha avuto il suo spazio per spargere il Verbo, costretto anche da un fatto nuovo: l'attacco di "Avvenire", benedetto da Bagnasco. Per certe cose, la Chiesa non può fare finta di niente.