giovedì, dicembre 31, 2009

2010: l'anno del contatto

Vorrei che il 2010 fosse l'anno delle riscossa. Mia. Per cambiare in meglio la vita. Per realizzare ogni mio sogno. Questo mi auguro, all'inizio di questo decennio. A parte alcuni momenti epocali, non mi porto grandi ricordi per questi "anni '00". Mi piace pensare che gli "anni '10" mi riservino delle bellissime novità. Farò di tutto per crederci. A chi ci crede, buon anno nuovo.

domenica, dicembre 27, 2009

Amore e odio

Spero che abbiate trascorso un buon Natale. Un Natale sereno, cercando magari di non toccare temi politici al tavolo con amici e parenti. Oggi si riprende, osservando un particolare di questi giorni. I giorni che seguono l'aggressione a B. da parte di Tartaglia. Qualcosa è cambiato: in tutti, ma proprio tutti, i discorsi degli uomini di B., da Bonaiuti a Chicchitto, da Gasparri a Lupi, si usano due parole: amore e odio. Dove amore, il Divino Amore, è rappresentato da B. e i suoi sodali. L'odio da tutto il resto, con particolare riferimento alla stampa non allineata, a Travaglio, a Di Pietro e Santoro. Anche nelle poche parole di B. di questi giorni, un unico tema: basta odio. Basta odio, basta odio, basta odio. Il nuovo slogan viene usato a ripetizione, entra nelle teste, come un mantra ci fa tremare i polsi. Siamo forse vissuti immersi nell'odio ed ora dobbiamo smettere? Ce lo stanno dicendo anche Bersani e Max D'Alema, no? Specie Baffino, pronto all'ennesimo salvataggio di B.: deve dimostrargli che sugli amici il Cavaliere può sempre contare.
La fine dell'odio e il trionfo del Partito dell'Amore. Che, tradotto non per il popolo bue, significa scudo stellare per il Cavaliere da tutti i suoi processi passati, presenti e futuri in cambio della pace sociale e della legittimazione ad esistere per il Pd, finalmente assurto alla perfetta identità, quella benedetta dalla Divina Bontà, dal nuovo Santo d'Arcore, vilmente offeso ma risorto nella trafigurazione e nel perdono. E chi non ci sta, è il novello Sauron, il Male Assoluto: per questo si invita Bersani a mollare Di Pietro. C'è da temere che il Pd, ridotto com'è, possa eseguire l'ordine.
Ancora complimenti a questa banda di pubblicitari entrati in politica per fottere il Paese dalla stanza dei bottoni: da un evento come quello del duomo in faccia, hanno ricavato l'arma finale per evitare il possibile tracollo. Se i frutti per il Pdl saranno quelli che si possono presagire, mentre la luce dell'Amore che tutto avvolge ci acceca, la redenzione definitiva del mistico B. valgono ben una statuetta sui denti. Anzi, per questa gente, visti i risultati, è stata una grande botta di culo. Quasi quasi auspicabile. Forse Bersani ci sta pensando a sua volta. Solo che i leader del centrosinistra non avranno mai la capacità di risorgere, da eterna Fenice, che solo B. possiede.

sabato, dicembre 19, 2009

Opzioni su Max

Di questi tempi, dopo le delicatezze di Cicchitto nel fare nomi e cognomi in Parlamento, rispunta l'intelligenza del baffino, il buon vecchio Max D'Alema. Non pago dei danni che ha fatto al Paese nel passato, essendo stato di fatto l'ancora di salvezza di Berlusconi per almeno due chiare occasioni (la caduta del Prodi I e la Bicamerale) e complice nella più recente (il mitico expoilt del Walterloo dopo la caduta del Prodi II), Max ci riserva ancora delle perle di saggezza in grado di minare definitivamente la pochissima credibilità rimasta al Pd.
Si oda quindi Max dire: «Certi "inciuci" farebbero bene al paese!» riferendosi all'opportunità di aprire al dialogo con Berlusconi e il centrodestra sui temi della giustizia. E, giusto per darsi un tono, Max cita l'articolo 7 della Costituzione (rapporti tra Stato e Chiesa) che il Pci di Togliatti votò in fase costituente. In soldoni, Max propone di accordarsi con Silvio, di riformare la magistratura e, probabilmente, di offrire al Cavaliere un buon salvacondotto per uscire dalle sue grane giudiziarie. A dargli man forte, gli fa eco il fido Nicola Latorre (quello dei "pizzini" in tv per aiutare un presunto avversario) che contesta la «delegittimazione giudiziaria del premier: avendo vinto Berlusconi le elezioni, deve governare questo paese fino a fine legislatura».
Ecco qui. Ora, qual è la verità?
Opzione 1) D'Alema è da sempre sul libro paga di Berlusconi. Da anni Egli gli passa bustarelle milionarie per farlo fare da guastatore all'interno del centrosinistra, lavorando come infiltrato;
Opzione 2) D'Alema gode (in senso figurato, ovviamente) nel farsi fottere ripetutamente da Silvio, che lo ha già preso per il culo in svariate occasioni, ad esempio quando rovesciò il tavolo della Bicamerale prima di dover cedere su qualcosa e dopo aver ottenuti i cazzi suoi;
Opzione 3) D'Alema, anche se tutti dicono intelligente e astuto, in realtà di politica non ne capisce un cazzo e, purtroppo, noi dobbiamo affidare l'opposizione al peggior governo della storia anche ad un personaggio del genere.
Opzione 4) D'Alema ha capito che, se Silvio scompare di scena, lui stesso lo seguirà, per motivi ancora oscuri.
Opzione 5) D'Alema ha parlato in buona fede per dei motivi che, sicuramente, ci illustrerà meglio.
Altre possibilità, per ora, non ne vedo. Queste sono già abbastanza. Si accettano voti.

Intanto, ne approfitto per segnalarvi che Gioacchino Genchi, il consulente informatico protagonista di una bufera alcuni mesi fa, è tornato a parlare di mafia e politica, Spatuzza compreso. Io di Genchi mi fido. Ho avuto anche il piacere di conoscerlo personalmente. E' uno che conosce un sacco di cose. E vorrei tanto che avesse una scorta. Giudicate voi:

martedì, dicembre 15, 2009

Su Milano

Ho aspettato un po' per commentare quanto è successo a Milano per non farmi prendere dall'emozione suscitata dal caso.Vedere Berlusconi colpito in quel modo mi ha suscitato umana compassione, a prescindere dalla scarsa simpatia che provo per lui. La violenza è sempre deprecabile. Punto. Quindi la solidarietà è innegabile. Anche se mi sembra che, a questo punto, stia diventando persino stucchevole, tanto è rituale.
Circoscrivendo l'episodio, mi pare che solo una cosa sia certa: Massimo Tartaglia è una persona psicolabile. Uno squilibrato. Uno che ha agito ad un impulso irrefrenabile che è sfociato in un gesto assurdo. Ma credo sia stato solo questo: un gesto violento da parte di un individuo con problemi mentali. Se poi si vuole montare un caso, parlare di "clima d'odio", di seminatori d'odio, di cattivi maestri, allora la cosa è diversa. Allora non si può non prendere posizione. Perchè se questo clima esiste, anche il premier contribuisce, nelle parole e nei fatti, a crearlo. E credo che, in modi diversi, sia Di Pietro che la Bindi volessero dire questo. Che è cosa diversa dal dire che Berlusconi se l'è cercata. Non è questa la cosa da dedurre: Berlusconi non meritava questa cosa come non la merita nessuno. Proprio per questo è sciocco parlare di mandanti, di incitazione alla violenza eccetera. E' stato un atto isolato da parte di uno squilibrato. Non parliamo, per carità, di clima perchè allora dovremmo dire che il clima lo creano tutti. Compreso chi attacca a destra e a manca. Ma ovviamo al discorso.
Piuttosto, un consiglio: perchè non riflettere sull'episodio e ripensare al modo di agire, parlare, comportarsi? Perchè non trovare, infine, un miglior rapporto con la gente, con le istituzioni, con il ruolo? Questo magari fomenterebbe meno rabbia su parte della popolazione. Rabbia che poi trova terreno fertile nelle persone psicologicamente più fragili.
Chissà che questa brutta faccenda non aiuti a modificare il modo di intendere la politica per tutti. Per intanto, buona guarigione al premier.

domenica, dicembre 13, 2009

Credi al boss, non al pentito!

Dunque Dell'Utri e Berlusconi niente c'entrano. E' stata veramente una "minchiata", una buffonata. "Scherzi a parte" in tribunale. Si voleva demolire il governo nella figura del suo premier attraverso le nefandezze di un pentito, tal Spatuzza, che afferma che il patto tra lui e i Graviano ci fu e che questo, attraverso le stragi, portò alla nascita di Forza Italia. Niente vero è. Spatuzza minchiate dice. Infatti, Filippo Graviano, uno dei due fratelli boss, ha smentito. Mai conosciuto Dell'Utri. Mai fatto affari con Berlusconi. Parola di boss. Non pentito. Uomo d'onore, che non tradisce gli amici. Ripeto: uomo d'onore che non tradisce gli amici. Spatuzza è un pentito, Filippo Graviano no. Da sempre, anche con Falcone e Borsellino, a parlare erano i pentiti e non i boss. E, per combattere Cosa Nostra, si ascoltano i pentiti, non i boss.
Guardate invece i titoloni sui giornali e i servizi sui telegiornali. Tutti a dire: "valeva la pena ascoltare 'sto Spatuzza che infanga il premier (e l'Italia, dicono)? Vedete che schifo di magistratura abbiamo? Spatuzza parla e lo ascoltano. E poi è smentito da Graviano, il boss. Che ridere!". Nessuno a chiedersi, ovviamente, chi dei due dica la verità. Per loro è l'uomo d'onore Filippo Graviano, il boss non pentito, a dire la verità. Pochi a chiedersi: "e se a dire la verità fosse Spatuzza, il pentito?".Sicuramente non se lo chiede Augusto Minzolini, direttore servo in maniera vergognosa e vigliacca. Perchè di Feltri e Belpietro perlomeno sai dove stanno e come la vedono: puoi concordare con loro o non comprare Il Giornale e Libero. Mentre Minzolini fa il leccapiedi con il Tg1, che è un telegiornale che pago anch'io, con il canone.
Nel frattempo, grazie a questo lavorio televisivo che lo mette al riparo dalla faccenda scomoda di Spatuzza, l'inarrivabile attacca Napolitano, la Costituzione, la Consulta e la democrazia in genere mentre si trova all'assemblea dei popolari di Bonn. Ne nasce l'ennesima tensione col Quirinale e con Fini. Ma il nostro non si arrende, ovviamente: come dico da mesi, ormai sta spaccando tutto. E' pronto all'Armageddon personale. Trascinerà con sè tutto quello che potrà trascinare. Ci attendono delle prove cruciali che determineranno la tenuta della nostra democrazia. Come ripetuto più volte, bisognava fermarlo prima. Ormai, il film lo vediamo fino all'ultimo fotogramma. In bocca al lupo, Italia.

martedì, dicembre 01, 2009

Il puzzle /2

Se ripenso a quell’incontro di qualche mese fa con Salvatore Borsellino per la discussione del libro sull’agenda rossa, mi tornano pesantemente in mente le sue parole. Il fratello del magistrato ucciso nel ’92 assieme alla sua scorta, sosteneva con forza che esisteva una regia occulta dietro la strage e dietro i successivi attentati a Milano, Roma e Firenze. La Seconda Repubblica nasce dal sangue. E, inevitabilmente, dal cambio di marcia di Cosa Nostra in Sicilia quando, partendo dall’omicidio di Salvo Lima e la defenestrazione di Andreotti, questa fece intendere che le serviva un nuovo referente politico. La Dc era finita, per i boss. Altri referenti, pare, vennero trovati.
Borsellino inoltre affermò che certi segnali degli ultimi mesi gli facevano intendere che, di nuovo, anno di grazia 2009, Cosa Nostra chiedeva il conto e puntava a cambiare le cose romane. Non era casuale, secondo lui, nemmeno il fatto che attorno alla figura di Berlusconi stesse montando un mare di fango: dalla vicenda Noemi e quella della D’Addario, dal prepotente ritorno delle questioni giudiziare alla (allora) probabile bocciatura del Lodo Alfano. Certi nessi, quella sera, faticavo a comprenderli. Ma, successivamente, sono tornati in scena il famoso “papello” tra Stato e mafia ed i pentiti che accusano il Cavaliere e Dell’Utri. La resa dei conti? Probabilmente si. Solo che questi venderanno cara la pelle, per usare una metafora, naturalmente. Perché i segnali “distensivi” ci sono: “Betulla” Farina, uomo delle cospirazioni, parla del 41-bis come di Guantanamo; Dell’Utri dall’Annunziata continua a definite “eroe” Mangano, lo stalliere che ha sciolto nell’acido anche dei bambini. Per ultimo, Berlusconi – imbeccato da Dell’Utri – considera ragionevole la revisione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, reato del quale proprio i due potrebbero essere imputati. Tra poche ore il pentito Spatuzza potrebbe tirarli definitivamente in ballo. E’ una sorta di bomba atomica. Roba che uno si dovrebbe dimettere immediatamente.
Qui invece tutti, dal presidente delle Repubblica al Pd, ci vanno cauti come se sul tritolo ci camminassero loro. Si arriva alle gentilezze di Letta (Enrico) che considera accettabile il legittimo impedimento usato ad oltranza perché è ammissibile difendersi nel processo e dal processo. Roba da far rizzare i capelli. Letta non ne ha, quindi lo dice senza scomporsi.
Sono ore decisive, queste. Il puzzle è ancora confuso ma iniziano ad allinearsi i pezzi. Non aspettiamoci sconvolgimenti politici rilevanti, naturalmente. Questi, veramente, non mollano. Ma un mare di veleno sta per riversarsi sul nostro Natale. Berlusconi si proteggerà con tutte le forze, specie televisive, di cui dispone. Minacciare di strozzare gli autori de “La Piovra” sembra una barzelletta ma è qualcosa di più. E’ una chiamata alle armi. D’altronde, ha già parlato di guerra civile. La tensione c’è, inevitabilmente. E il 5 dicembre prossimo c’è il “No B Day” che lo manderà su tutte le furie. Con tutto questo, con un capo del governo che potrebbe essere accusato di relazioni con la mafia, cosa credete che contino l’Alcoa o altre aziende in difficoltà? Il Paese affonda, come prevediamo da mesi e mesi. Se anche Celli della Luiss, un abituale avventore del grande banchetto nazionale, si mette a consigliare il figlio di andarsene dall’Italia, stiamo proprio messi male.
Meno male che c’è la Lega a sdrammatizzare: la proposta del crocifisso sul tricolore, fatta proprio da chi sulla bandiera ci ha sputato e sulla Chiesa altrettanto, è una delle migliori gag delle ultime settimane. Della serie: non c’è limite alla spudoratezza.